Nel dibattito relativo alla guerra in Ucraina un leitmotiv è la polemica sulla decisione del premier Draghi di allinearsi completamente al modello di risposta alla Russia scelto dalla Nato. Questo da alcuni è stato identificato come un atto di eccessivo servilismo nei confronti degli Stati Uniti e del Presidente Joe Biden, evidentemente interessati sia sul fronte geopolitico che su quello economico nel promuovere un’escalation bellica.
Che tale visione sia supportata o meno dai fatti, non prescinde da un quesito importante e fino ad ora inevaso. Perché? Per quale motivo il governo Draghi sembra obbligato a seguire il volere degli Stati Uniti? Ricordiamoci che in era Trump l’Italia non ha avuto lo stesso atteggiamento, quindi la decisione potrebbe essere ascrivibile specificatamente all’attuale governo e non a un generale legame di riconoscenza e di alleanza tra Italia e Stati Uniti. Ricordiamo anche che nelle primissime fasi del conflitto in Ucraina Draghi si è mostrato titubante, per via del legame con la Russia per il rifornimento del gas, tanto da evidenziare un certo isolazionismo attuato nei suoi confronti da parte degli alleati europei (la famigerata cena alla quale non era stato invitato). Quindi cosa succederebbe all’Italia se decidesse di prendere le parti dei propri interessi immediati e farsi portavoce di pace nel negoziato?
È un quesito che non si è posto praticamente nessuno nei dibattiti televisivi, ma che nella visione dei paesi non europei astenutisi alle sanzioni contro la Russia (dalla Cina, all’India, all’Iran) è molto chiaro. Nello scenario in cui gli Stati Uniti abbiano già deciso di far espandere la guerra a un conflitto mondiale, in cui venga coinvolto il loro principale target, ovvero la Cina, non c’è spazio per astenuti o super partes. Il che vuol dire, in parole povere, o con noi o contro di noi. Il che apre a due scenari. Il primo, che probabilmente si prefigurano la maggior parte dei leader europei tra cui quello italiano, è che il conflitto passi da Russia contro Ucraina, che vede grande favorita la Russia, a Russia contro Nato, che prevede la Russia perdente. Essere sul carrozzone dei vincenti vuol dire scommettere senza rischi ed essere certi di incassare la parte della vincita che spetta. In soldoni, è possibile che Draghi pensi che il sacrificio economico dell’Italia oggi porti al guadagno che ne può venire da una vittoria futura di cui tutta la Nato godrebbe.
Il secondo scenario prevede che il conflitto interessi la Nato contro Russia, Cina, India, Iran e chissà con chi si schiererebbe Israele. Quindi Stati Uniti e i paesi europei (poco dimestici a fare la guerra) contro tre quarti del pianeta a livello di popolazione e risorse economiche illimitate. Storicamente l’attitudine bellica dei russi è una sorta di tritacarne che prevede l’invio di soldati fino allo sfinimento dell’avversario. Adesso la popolazione russa è di 150 milioni di persone, ma se potessero aggiungere 4 miliardi di unità, con la possibilità di una spesa bellica di dieci volte quella che possano permettersi gli Stati Uniti, va da sé che la scommessa prevista dall’Italia risulterebbe la più fallimentare possibile.
La decisione della Cina, ora impegnata in una enorme emergenza Coronavirus che ha messo in condizioni estremamente disagiate 25 milioni di abitanti nella città di Shanghai, potrebbe essere l’ago della bilancia alle sulla sorte della direzione che molti paesi europei sceglieranno di intraprendere, con possibili svolte ad U improvvise. L’alternativa è la pace. Il che vuol dire accontentare Putin nell’ammettere che gli Stati Uniti hanno un ruolo attivo in questo conflitto, e quindi isolare i propositi di Biden. È troppo tardi?
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