Cronaca

Terrorismo internazionale, quattro misure cautelari a Bari e Cuneo

  • Il Covid è "un minuscolo soldato di Allah, mandato sulla terra per punire la miscredenza degli occidentali". E' una delle frasi intercettate nell'inchiesta della Dda di Bari su un presunto gruppo di finanziatori dell'Isis di origine albanese, finiti agli arresti domiciliari. "Il coronavirus – spiegavano gli indagati - è stato creato e voluto da Allah per ricordare la natura insignificante degli uomini sulla terra".

    Uno dei quattro arrestati, il 33enne Elsio Ramku, ha ottenuto anni fa la cittadinanza italiana e dopo aver superato un concorso pubblico, è dipendente comunale e lavora nell'ufficio tecnico del Comune di Bari. Le indagini della Digos, coordinate dal pm Domenico Minardi, hanno accertato che uno degli arrestati avrebbe anche condiviso su Telegram documenti "di chiara matrice jihadista", video e audio di propaganda dell'Isis/Daesh.

    I comunicati degli ex leader dello Stato islamico Abu Bakr Al Baghdadi e del suo successore Ebu Ibrahim El Hashimi El Lureshi, venivano tradotti dall'arabo in albanese. 

    Il gruppo avrebbe raccolto e inviato denaro per finanziare in Albania l'attività terroristica dell'Imam della Moschea "Xhamia e Letres" a Kavaje, vicino Tirana, Genci Abdurrahim Balla, ritenuto vicino all'associazione Isis Daesh e già condannato a 17 anni di carcere per aver reclutato decine di combattenti inviati in Siria. 

    E' l'accusa della Dda di Bari nei confronti di 4 cittadini di origine albanese residenti nel Barese, agli arresti domiciliari. Tutti avevano un ruolo ben definito. C’era chi raccoglieva i soldi, chi faceva da intermediario e poi c’era chi, con la complicità di due persone in Albania, avrebbe portato materialmente il denaro sfruttando “canali non tracciabili”. A volte il borsone veniva nascosto in un camion a bordo di un traghetto. 

    Dalle indagini è emerso che negli ultimi due anni sono stati documentati viaggi ogni due mesi. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra maggio e luglio 2020. Ad uno degli indagati è stato contestato il reato di apologia di terrorismo per aver diffuso tramite una chat whatsapp (la stessa sulla quale avrebbe lanciato la raccolta di denaro) il link di un video sull'arresto di 40 sospetti affiliati all'Isis "con la raffigurazione delle effigi di alcuni Imam - si legge negli atti - , con conseguente rievocazione ed esaltazione della condotte commesse da questi e delle ragioni della detenzione con presa di distanza dall'azione della polizia".

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