Pep Guardiola durante un'intervista ha parlato del suo passato in Italia e di un pranzo avuto con l'allenatore di pallavolo Julio Velasco, che lo ha influenzato nel suo modo di concepire il ruolo dell'allenatore.
L'incontro con il Maestro
"Guarda, io alla fine della mia carriera quando ho lasciato il Barcellona, dopo ben undici anni, sono andato in Italia. Ero a Roma e un giorno, mentre stavo seduto sul divano di casa a guardare la tv mi sono imbattuto in un'intervista molto interessante: il protagonista di questa intervista era l'allenatore del mitico team di pallavolo della nazionale italiana, la così detta "Generazione di Fenomeni", Julio Velasco, un tecnico che ha vinto tutto. Sono rimasto affascinato dalle cose che ha detto e da come l'ha dette e così alla fine ho deciso di chiamarlo. Al telefono mi sono presentato e gli dico 'Salve signor Velasco, sono Pep Guardiola e mi piacerebbe invitarla a mangiare qualcosa insieme' lui mi rispose 'Va bene, troviamoci per un pranzo'.
I giocatori non si cambiano, sono come sono
Confrontandomi con lui su di un mio eventuale futuro da Mister mi ha detto: 'Devi capire Pep che quando decidi di allenare devi avere chiarissima una cosa: non puoi provare a cambiare i giocatori, i giocatori sono come sono. Ci hanno sempre detto che per il coach tutti i giocatori sono uguali e questa è da sempre la bugia più grande che esiste nello sport.'
Il bello dell'essere allenatore
In verità la chiave di tutto è saper toccare il tasto giusto. 'Io ho giocatori di pallavolo diversi' ha continuato a spiegare durante questo pranzo il tecnico argentino 'a uno piace che gli parli di tattica e quindi stiamo 4 o 5 ore a parlare di tattica e lui lo adora. Un altro invece dopo due minuti non puoi più parlargli di queste cose perchè non gli interessa. Poi ci sono altri che amano che si parli di loro davanti alla squadra sia nelle cose buone sia nelle cattive, perché si sentono importanti. Altri invece no, questi portali nel tuo ufficio e dì loro quello che devi dire.' Questa è la chiave di tutto: trovare il modo. Quello non è mai uguale. E non è trasferibile. Ecco perché è così bello il nostro mestiere: le decisioni che ieri sono servite oggi non servono più."
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