Lo sapevamo già, ma i dati diffusi in questi giorni dal quotidiano online il sole 24 ore non lasciano più scampo alle ipotesi…
Tra tutti i paesi del mondo l’Italia riesce ad essere il luogo peggiore dove fare impresa.
Tutti i vostri guadagni, il sudore della vostra fronte, vanno in tasca al vostro socio di maggioranza, lo stato italiano, che a conti fatti guadagna più di voi non lavorando nemmeno un giorno nella vostra attività commerciale.
Il corporate tax rate applicato alle società nell’Unione europea è assolutamente disallineato e offre alle multinazionali la facoltà non solo di insediarsi fisicamente nei paesi che assicurano migliori condizioni fiscali, ma anche di implementare modelli organizzativi, produttivi e di transfer price per spostare all’interno del gruppo ricavi e costi in modo da limitare al massimo le imposte da versare globalmente.
Passare dalla pressione del 12,5% dell’Irlanda o a quella del 10% della Bulgaria a un corporate tax rate di oltre il 31% come in Germania o in Italia (tra Ires e Irap, senza contare il prelievo sul lavoro che spinge il total tax rate tricolore a un livello tra i più elevati al mondo e ben oltre il 60%), significa porre le condizioni per provocare effetti negativi sulla concorrenza all’interno dei confini Ue. Tuttavia, nella maggior parte dei Paesi membri della Ue la sovranità fiscale è considerata tuttora intangibile e sotto questo profilo non pare ci siano margini di intervento per riequilibrare il sistema.
E pensare che ai tempi dell’impero romano, se pagavi più del 2% di tasse venivi considerato schiavo…
LEGGI TUTTO