Nella quiete della notte, un evento ha scosso profondamente il Medio Oriente: Donald Trump ha ordinato un attacco aereo contro tre importanti siti nucleari iraniani - Fordow, Natanz ed Esfahan. Questo gesto ha intensificato un conflitto già infiammato da recenti bombardamenti israeliani, e ha avuto luogo molto prima del termine di due settimane preannunciato dal presidente USA per raggiungere un accordo con Teheran.
Pochi istanti dopo l'offensiva, i media statali iraniani hanno diffuso un messaggio chiaro e minaccioso: 'Ogni cittadino o militare americano nella regione è ora un obiettivo legittimo'. Inoltre, un post sui social media da parte dei Guardiani della Rivoluzione ha dichiarato l'inizio delle ostilità. Gli Houthi, alleati di Teheran, hanno espresso la loro solidarietà, preannunciando una risposta imminente.
Da parte sua, il presidente Trump ha annunciato su Truth Social il successo dell'operazione, sottolineando che tutti gli aerei coinvolti erano già fuori dallo spazio aereo iraniano e in sicurezza. Ha lodato l'efficacia e la precisione dell'attacco, proclamando che era ora di 'voltare pagina verso la pace'. Successivamente, in una breve apparizione televisiva dalla Casa Bianca, ha ribadito la distruzione completa dei siti nucleari iraniani e ha lanciato un ultimatum a Teheran: scegliere la pace o affrontare ulteriori conseguenze.
Nel contesto politico interno americano, la mossa di Trump ha ricevuto elogi da parte del campo repubblicano, mentre i Democratici hanno criticato l'azione per la mancanza di autorizzazione congressuale. A livello internazionale, il segretario generale dell'ONU, António Guterres, ha espresso preoccupazione per una possibile escalation pericolosa, evidenziando il rischio di un conflitto diretto che potrebbe coinvolgere i 40.000 militari americani presenti nella regione.
