Associazioni e attivisti sono presenti fin dal mattino presto fuori dal tribunale di Reggio Emilia, a fare da «scudo» alla memoria di Saman Abbas, chiedendo giustizia per la 18enne pachistana uccisa a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021. Oggi inizia in Corte di assise il processo per cinque familiari della ragazza che rifiutò un matrimonio combinato: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Numanhulaq Numanhulaq, il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, accusati di concorso in omicidio. I genitori si trovano in Pakistan, Abbas agli arresti, la madre ancora latitante ed è probabile che oggi i difensori ne chiedano lo stralcio. All'esterno del tribunale sono presenti striscioni e cartelli.
«Saman nel cuore e nelle lotte», si legge su quello di “Non una di meno”. Altri intonano cori chiedendo giustizia per la giovane, il cui cadavere è stato trovato in un casolare, vicino a casa, a metà dello scorso novembre: era stata cercata invano per un anno e mezzo. Diverse associazioni saranno parte civile: tra queste, già costituite, Penelope (che tutela familiari e amici di persone scomparse) e Ucoii, Unione delle comunità islamiche italiane.
«Se fosse qui oggi Saqib direbbe: dei soldi non mi interessa niente, voglio giustizia». Così l'avvocato Claudio Falleti, che difende il fidanzato di Sama. «Costituirsi non è solo il risarcimento del danno, ma affiancare la Procura e le altri parti civili. Dobbiamo tutti insieme rivendicare giustizia non solo per Saman, ma per tutte le altre ragazze vittime di questi crimini. Se dovessimo ottenere un risarcimento, Saqib farà una fondazione a nome di Saman che aiuti tutte le altre ragazze», aggiunge.
Danish Hasnain con un giubbotto rosso smanicato, seduto vicino al suo difensore, l'avvocato Liborio Cataliotti. Nomanhulaq Nomanhulaq, felpa scura, entra in aula con una mascherina chirurgica, accompagnato dalla polizia penitenziaria. Lo segue Ikram Ijaz, con una giacca marrone. I tre parenti di Saman imputati per l'omicidio della ragazza 18enne e detenuti in carcere a Reggio Emilia, hanno scelto di essere presenti nella prima udienza. Altri imputati sono il padre Shabbar Abbas, agli arresti in Pakistan e la madre Nazia Shaheen, latitante. Hasnain e Nomanhulaq hanno dato il consenso a essere ripresi dalle telecamere, Ijaz lo ha negato. Per la Procura di Reggio Emilia, oltre al pm titolare dell'inchiesta Laura Galli, è in aula anche il procuratore capo, Gaetano Calogero Paci.
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