Curiosità

Perché le donne hanno bisogno delle loro amiche

  • Anni fa, mentre ero in spiaggia con la mia famiglia, un gruppetto di signore apparentemente sui 50 attirò la mia attenzione. Dopo una rapida occhiata, già sapevo che si trattava di un weekend per sole donne. I segnali erano chiari: borse frigo e cocktail, sacche da spiaggia contenenti romanzi d’amore, cappelli di paglia e ombrelloni piantati nella sabbia. Ma la prova più evidente erano le loro risate. Risate a non finire, di quelle che attirano l’attenzione e la curiosità di chiunque sia a portata d’orecchio.

    Mi piaceva osservare quelle donne godersi la loro reciproca compagnia. Nonostante fossero più grandi di me (e avessero superato da un pezzo la fase della nascita dei figli, in cui ero io) immaginai di ritrovarmi nei loro panni un giorno, a godermi le mie vecchie amiche capaci di farmi sentire ancora giovane.
    Quel pomeriggio incontrai due di loro in ascensore. Quando dissi che sembrava si fossero divertite parecchio, mi sorrisero annuendo. Una di loro rispose: “Oh, ci divertiamo sul serio. Portiamo avanti questa tradizione della gita al mare da vent’anni e ne abbiamo passate molte: divorzio, morte, cancro, disoccupazione. Non perdere mai i contatti con le tue amiche, tesoro. Più invecchierai, più ne avrai bisogno”.

    La conversazione lasciò il segno. Certo, avevo sempre tenuto in grande considerazione le mie amiche, ma non pensavo che con il passare degli anni la loro presenza sarebbe stata ancor più necessaria. E se devo essere sincera, solo nell’ultimo anno circa ho iniziato a prendere sul serio quelle parole.
    Perché, ora che ho superato i quaranta, mi rendo conto di quanto siano reali il divorzio, la morte, il cancro, la disoccupazione e gli altri seri problemi della vita. Capisco cosa volevano dirmi rimarcando l’importanza delle amiche, adesso che la mia generazione si ritrova ad affrontare difficoltà che non potevamo neanche immaginare quando eravamo giovani e spensierate.

    Lo scorso febbraio ho scoperto che il consiglio di quelle donne era valido quando la mia cara amica Emily, conosciuta dopo che le nostre figlie hanno stretto amicizia, ha perso il marito in un incidente aereo. Emily e Joe non erano una coppia qualsiasi: erano migliori amici da quando avevano 15 anni, la loro incredibile storia d’amore andava ancora a gonfie vele. Tra di loro c’era qualcosa di speciale. Vederlo finire così presto, all’improvviso, è stato incomprensibile, ingiusto e difficile da accettare.

    La morte di Joe ha colpito duramente molte persone: la loro casa era travolta dallo sconforto e dal dolore, ovunque c’erano cuori gonfi di tristezza. Ma in tutta quella tragedia c’è stato anche tantissimo AMORE. Si riusciva a sentire lo Spirito Santo ovunque, che sosteneva Emily e le persone intorno a lei.
    Una volta lasciata casa di Emily, il giorno dopo la morte di Joe, salii in macchina e presi a riflettere su tutto quello di cui era stata testimone. Continuavo a pensare alle donne della vita di Emily, a quanto fossero state meravigliose. Non era solo per il cibo preparato, per l’affetto mostrato alla famiglia, o per il fatto che così tante persone avessero mollato tutto per guidare o volare fino a Birmingham. Era il modo in cui il mondo di Emily si era riunito intorno a lei, era la presenza degli amici che avevano accompagnato ogni fase della sua vita (adolescenza, università, scuola legale, lavoro e maternità) e che la conoscevano davvero a fondo.

    La conoscevano così bene da essere in grado di alleggerire il doloroso carico che era costretta a sopportare. Ad esempio: il giorno successivo, quando arrivai da Emily la mattina dopo la morte di Joe, qualcuno mi chiese di scrivere il suo necrologio. Naturalmente accettai e mi vennero comunicati i nomi dei membri della famiglia da cui iniziare. Emily era impegnata col parroco per il funerale, quindi cominciai a scrivere con l’aiuto di quattro amiche che conoscevano Emily e Joe da decenni. Avevo intenzione di buttare giù una bozza e lasciare che Emily riempisse i vuoti.

    Ma indovinate un po’? L’intervento di Emily non fu necessario, perché i suoi vecchi amici riempirono quegli spazi al posto suo. Insieme ricordarono i dettagli più rilevanti della vita di Joe: gli appuntamenti speciali che pianificava con le figlie, la laurea a pieni voti in legge, gli studi legali per i quali aveva lavorato, il suo ruolo di commissario nelle partite di basket, la dedizione per il loro viaggio missionario nel Maine, organizzato con la chiesa… e la lista è ancora lunga.

    Mentre loro parlavano ed io scrivevo, mi ritrovai a chiedermi: quante donne hanno la fortuna di avere amiche in grado di scrivere il discorso funebre del marito? Cosa dice questo di Emily e dei suoi rapporti?
    Casa di Emily era invasa da quelle donne, intente ad occuparsi di tutto. Passando accanto ad un gruppo di persone della sua parrocchia, sentii chiaramente che stavano organizzando le visite e il pranzo prima del funerale. “Ad Emily questo non piacerebbe, ma questo sì” dicevano. “Perché non le presentiamo delle opzioni: A o B?”. Un’ora più tardi, quando Emily ritornò dal suo incontro con il parroco, tutti i compiti erano stati portati a termine. Lesse il necrologio da revisionare, scelse tra le varie opzioni per il sabato e venne aggiornata dalle amiche incaricate di gestire le questioni secondarie, così che lei potesse risparmiare energie per quelle più importanti.

    Le nostre amiche non possono salvarci, solo Dio può tanto. Ma sono in grado di aiutarci a sopportare anche la più atroce delle tragedie. Sanno leggere la nostra mente e le nostre emozioni, con il loro istinto capiscono cosa c’è da fare e lo fanno. Sanno ascoltare, comprendere e mostrare compassione. Sono lo strumento che Dio usa per recarci conforto ed offrirci una spalla su cui piangere.

    È difficile nutrire le amicizie quando sei occupata con i figli. Ci sono alcuni giorni in cui non ho tempo, né energie. Ma c’è una cosa che ho imparato osservando Emily nella gestione della sua perdita: avere legami forti e saldi, prima che accada una disgrazia, rende possibile il percorso di guarigione. La fede ti serve a restare in piedi, ma gli amici e la famiglia ti tengono per mano mentre, lentamente, vai avanti. Ti aiutano a trovare un’altra “normalità”.

    Ti accompagnano alla lezione di yoga, portano i tuoi figli a prendere un gelato, pianificano la vostra gita al mare nel giorno della Festa della Mamma, portano il tuo cane a fare la toelettatura, ti inviano parole di incoraggiamento, continuano a venirti a trovare per vedere come stai e mostrarti il loro amore in un milione di modi affettuosi e sinceri.

    “Non perdere mai i contatti con le tue amiche, tesoro. Più invecchierai, più avrai bisogno di loro”. Quelle donne in ascensore avevano ragione. E adesso quando vedo un gruppo di donne che si diverte, mi rendo conto che le risate sono solo una parte della storia: quella che viene dopo le complicazioni della vita adulta. Certo, abbiamo bisogno di uomini straordinari nelle nostre vite, perché hanno un ruolo fondamentale. Ma gli uomini non sono destinati a capirci come una di noi.

    A volte, è necessario che sia un’altra donna a capire immediatamente quello che c’è da fare, e farlo. A comprendere quello che è giusto dire, e dirlo. A leggere tutti i pensieri e le emozioni a cui non diamo voce e sapere già come comportarsi.

    Ma per avere dei grandi amici bisogna essere prima di tutto un grande amico. Ecco il motivo per cui la cerchia di Emily è così stabile: lei è la prima ad investire nelle persone. E in un suo momento di estremo bisogno, ha raccolto i frutti delle sue azioni. Spero che questa storia serva a ricordarci che le amiche contano sia nei momenti belli che in quelli più difficili, con le risate o con le lacrime, e negli alti e bassi della vita che ci rivelano chi ci è stato accanto per tutto il tempo e chi di loro è pronta a prendere parte alla nostra sofferenza. Così un giorno, quando sarete di nuovo su una spiaggia, ci sarà una storia condivisa che renderà quelle risate ancora più forti e susciterà la curiosità di chiunque sia nei paraggi.

    Questo post è apparso per la prima volta su karikampakis.com è stato pubblicato suHuffPostUsa ed è stato tradotto da Milena Sanfilippo in huffingtonpost.

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