Alle 03:50 del 24 febbraio Putin parla 28 minuti in tv, spiega le (sue) ragioni dell'attacco all'Ucraina e rinfaccia all’Occidente di aver assunto "sembianze imperiali". "Sono le regole base della propaganda", ci spiega Paolo Borzacchiello fra i massimi esperti di intelligenza linguistica applicata al business. "Chiama le cose con un altro nome, ben consapevole del fatto che nel farlo ne modifica anche la percezione". È sempre stato così, solo che lo Zar non tiene conto di un particolare importante: "Le regole, che funzionavano ai tempi di Goebbles, oggi sono meno efficaci coi tiktoker che riprendono tutto in diretta".
Sin dall’inizio Putin ha messo in chiaro che chiunque dovesse ostacolarlo subirà "conseguenze mai viste". Anche questa è propaganda? "Mi auguro di sì ma temo che la minaccia sia concreta e ne stiamo già vedendo i primi effetti: basta pensare alla benzina o alle forniture di grano e di gas. Invito a riflettere sul termine 'conseguenze': il primo pensiero, per economia cognitiva, corre sicuramente a concetti come missili e guerra nucleare ma comprende anche scaffali vuoti al supermercato e prezzi della pasta triplicati."
Putin era convinto di sopraffare l’Ucraina in pochi giorni. Ora la guerra potrebbe protrarsi per i mesi. La sua comunicazione è cambiata?