«C’è ancora tempo per una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, ma si sta assottigliando». La sintesi di una domenica che avvicina sempre più l’Europa all’abisso di un conflitto è nell’annuncio del portavoce del Pentagono John Kirby. La finestra della diplomazia si sta chiudendo. Ed ora un’invasione russa dell’Ucraina sembra imminente.
Putin darà il segnale di attaccare alle truppe ammassate ai confini e in Bielorussia e alla flotta che incrocia nel Mar Nero davanti ad Odessa. Ne è convinta l’intelligence americana, che ha pure una data: mercoledì 16. Ne è convinta la Polonia, che con l’Ucraina condivide una frontiera lunga 530 chilometri: il governo di Varsavia si prepara a un’ondata di profughi, da uno fino a cinque milioni. Ne è convinta la Lituania, che ieri ha inviato a Kiev una fornitura del sistema missilistico anti-aereo Stinger. La Germania tenta ancora una carta, con la missione diplomatica che domani porterà il cancelliere Olaf Scholz al Cremlino.
Il presidente tedesco Steimeier ha rivolto un appello direttamente a Putin: «Sciolga la corda che c’è intorno al collo dell’Ucraina, cerchi insieme a noi una vita per preservare la pace in Europa. Siamo nel mezzo del rischio di un conflitto militare, una guerra in Europa orientale, e la Russia ne ha la responsabilità». Ultimi sforzi diplomatici che - secondo il ministro della Difesa britannico Bren Wallace - ricordano «l’atmosfera di Monaco nel 1938»: la conferenza che concesse alla Germania di Hitler il controllo del territorio cecoslovacco dei Sudeti, senza però evitare la guerra.