La stragrande maggioranza dei bambini di solito non è così attenta alla realtà del mondo e ai grandi problemi che affrontiamo di volta in volta, o per loro stessa natura o dalla guida dei loro genitori.
Per molti, i bambini non devono preoccuparsi di questioni così serie e devono approfittare di questa fase della vita per giocare e godersi tutta la loro innocenza. Tuttavia, un caso recente ha dimostrato che un maggiore contatto con il mondo reale, i più piccoli possono aiutare a fare grandi cambiamenti positivi.
Maria Luisa Almeida Lopez, o Malu, una bambina di 9 anni che vive a Sorocaba (SP), ne è un chiaro esempio.
Lavora da quando aveva 7 anni ed è appassionata di questa attività.
Per molto tempo, il suo interesse per il cucito è stato più semplice, voleva creare abiti per le sue bambole. Man mano che le abilità si sono sviluppate, il lavoro si allargava e ora fa anche vestiti per animali domestici, insieme ad altre cose. Tuttavia, le sue abilità hanno acquisito un nuovo segmento con la pandemia che stiamo affrontando.
Ora, la priorità di Malu è cucire maschere in tessuto da donare alle persone che vivono per strada e non dispongono delle risorse necessarie per prevenire il covid-19.
A G1, la madre della ragazza, Priscila Sanches de Almeida, ha raccontato che sua figlia ha avuto l'idea quando ha saputo del progetto sociale Juntos Somos Mais, che stava realizzando maschere per la donazione.
Ha anche commentato che, per Malu, tutto è normale, perché non ha idea della grandezza del suo gesto. L'obiettivo quotidiano della bambina è produrre cinque maschere al giorno, ma a volte va oltre.
Il progetto Juntos Somos Mais nasce dal desiderio di quattro amici di aiutare chi è nel bisogno. Ana Paula Pádua, una delle amiche, ha detto a G1 che una delle amiche ha donato i tessuti per realizzare le maschere e ha proposto l'idea in un gruppo.
Ha prodotto più di 600 maschere. L'aspettativa è che questo numero crescerà sempre di più.
Le maschere vengono donate ai senzatetto, ai netturbini, agli ospedali e agli immigrati haitiani che vivono a Sorocaba.
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