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Un anno fa era ricoverato il 4,7% dei positivi, oggi lo 0,7%

  • Un fiume di casi positivi, più di dieci volte tanto, ma meno ricoveri e meno decessi: la differenza tra l'anno scorso e quest'anno, in questa fase epidemica, si può sintetizzare così. Se il 20 gennaio 2021 i nuovi casi erano 13.571, in pratica quelli che oggi registra il solo Lazio, il bollettino odierno parla di 188.797 contagi.

    Eppure i ricoveri sono meno dell'anno scorso, peraltro in una fase in cui, nel 2021, la seconda ondata era ormai ampiamente declinante, e gli ospedali iniziavano a svuotarsi: i ricoverati in terapia intensiva quel giorno erano ancora 2.461 (oggi sono 1.698), quelli nei reparti ordinari 22.469 (oggi 19.659). Inoltre quel giorno si registravano ancora 524 morti, dopo aver superato a novembre quota mille, oggi sono 385. Ma è la percentuale degli ospedalizzati a fare tutta la differenza del mondo: un anno fa le persone alle prese con la malattia, i famosi "attualmente positivi" del bollettino quotidiano, erano 523.553. Di questi, 24.930 erano in ospedale, rianimazioni comprese: il 4,7% del totale.

    Oggi abbiamo meno ricoverati complessivi, 21.357, ma su una quantità impressionante di malati attivi, 2.682.041, mai cosi' tanti dall'inizio dell'epidemia, il quintuplo di un anno fa. Di questi, sono in ospedale lo 0,7% dei positivi, e 2.660.684 persone stanno affrontando il virus a casa. E' il nuovo scenario, forse un accenno di quello che sarà la "nuova normalita'": un virus diffusissimo ma capace di portare i malati in ospedale in casi rarissimi (peraltro la Fiaso stima che un terzo degli attuali ricoverati sono sì positivi, ma in ospedale per altre regioni). Merito sicuramente di Omicron, più contagiosa ma meno letale, ma soprattutto della protezione dei vaccini: indeboliti dalla nuova variante sul piano della trasmissione del contagio, il loro scopo primario, ossia difenderci dai sintomi piu' gravi, numeri alla mano sembra ampiamente raggiunto.

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