Il premier Mario Draghi, nelle comunicazioni del governo al Senato, ha detto che "l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea". "Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa - ha proseguito - e che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici. Le immagini delle bombe hanno messo fine a quell'illusione".
Facendo il punto sulla situazione in Ucraina, Draghi ha parlato di "eroica resistenza del popolo ucraino e del suo presidente Zelensky" che "ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili. Voglio ribadire, ancora una volta, tutta la mia solidarietà, quella del governo e degli italiani al Presidente Zelensky, al governo ucraino e a tutte le cittadine e cittadini dell'Ucraina".
Oltre alla solidarietà però, Draghi ha confermato anche che "l'Italia non si volta dall'altra parte": l'aggressione "della Russia verso un Paese vicino ci riporta indietro di oltre ottant'anni, all'annessione dell'Austria, all'occupazione della Cecoslovacchia e all'invasione della Polonia. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all'ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire", ha detto Draghi.
Innanzitutto, ha sottolineato, serve "una reazione rapida e ferma" perché "il disegno revanscista del presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti". Secondo il premier, "le minacce di far pagare con conseguenze mai sperimentate prima nella storia chi osa essere d'intralcio all'invasione dell'Ucraina, e il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari, ci impongono una reazione rapida, ferma, unitaria".
La condanna a Putin, comunque, non significa condanna della Russia. "Dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini - molti dei quali non approvano le azioni del loro governo. Dall'inizio dell'invasione, sono circa 6.000 le persone arrestate per aver manifestato contro l'invasione dell'Ucraina - 2.700 solo nella giornata di domenica. Ammiro il coraggio di chi vi prende parte. Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci e abbandonare i suoi piani di guerra", ha detto Draghi.
Nel concreto poi "sono in stato di pre-allerta ulteriori forze già offerte dai singoli Paesi membri all'Alleanza: l'Italia è pronta con un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità. Ringrazio il ministro Guerini e tutte le forze armate per il loro impegno e la loro preparazione", ha spiegato. Draghi ha spiegato che "in seguito all'intensificarsi dell'offensiva russa, abbiamo adottato una risposta sempre più dura e punitiva nei confronti di Mosca. Sul piano militare, il Comandante Supremo Alleato in Europa ha emanato l'ordine di attivazione per tutti e 5 i piani di risposta graduale. Per quanto riguarda le forze navali, sono già in navigazione e sotto il comando NATO. Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli assetti alleati", ha aggiunto Draghi.
L'Impegno dell'Italia viene ribadito anche sul fronte dell'accoglienza. "Il ministero dell'Interno sta lavorando alla predisposizione di apposite norme sull'accoglienza degli sfollati ucraini nelle strutture nazionali. Faremo la nostra parte, senza riserve, per garantire la massima solidarietà. Abbiamo già instaurato un dialogo con le Agenzie delle Nazioni Unite competenti per individuare le priorità di intervento e procedere con l'elaborazione di progetti d' assistenza ai rifugiati nei Paesi vicini all'Ucraina. Intendiamo rendere più facile, l'esame delle domande di protezione internazionale che verranno presentate", ha spiegato il premier.
Draghi ha poi voluto spiegare che il governo è al lavoro per mitigare l'impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche: "Al momento non ci sono segnali di un'interruzione delle forniture di gas, tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni". In caso di interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, infatti, "l'Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri Paesi europei che fanno affidamento su fonti diverse. Questo non diminuisce la nostra determinazione a sostenere sanzioni che riteniamo giustificate e necessarie".
Indubbiamente, ha aggiunto, "la guerra avrà conseguenze sul prezzo dell'energia, che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie. È opportuno che l'Unione Europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa. Nel lungo periodo, questa crisi ci ricorda l'importanza di avere una visione davvero strategica e di lungo periodo nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa". È importante, ha concluso, "muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l'approvvigionamento di gas. Farlo permetterebbe di ottenere prezzi più bassi dai Paesi produttori e assicurarci vicendevolmente in caso di shock isolati".
Nella replica al Senato poi Draghi ha mandato un messaggio chiaro a Putin: "Forse ci vedeva impotenti, divisi, inebriati dalla nostra ricchezza. Si è sbagliato: saremo pronti a reagire e ribattere", ha ribadito con fermezza. "Tutti dicono ci vuole più Europa, quello che è cambiato oggi è che c'è più Europa. La risposta dell'Europa è stata pronta, ferma, rapida, forte e unita, questo è il grande cambiamento rispetto all'atteggiamento velleitario degli ultimi decenni ed è una cosa importantissima".
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