«Sono sconvolta, pensavo che una sciocchezza del genere morisse così com'era nata, e invece è stata ingigantita oltre misura: è evidente che mi hanno voluto fare del male»: è annichilita la preside del liceo Montale di Roma, Sabrina Quaresima, classe '72, accusata di aver avuto una relazione sentimentale con uno studente. L'ufficio scolastico regionale ha fatto partire un'ispezione per una verifica formale dopo le voci che si rincorrevano e le scritte apparse sui muri. Ma lei ha già contattato un avvocato per difendersi da quelle che definisce «cattiverie».
Conosce il ragazzo che avrebbe denunciato la relazione?
«Certo, chiariamo subito che non è un ragazzino, ha 19 anni, sta per prendere la maturità. E quando l'ho conosciuto era rappresentante di istituto in surroga, perciò abbiamo parlato diverse volte durante il periodo dell'occupazione. Mi ha accompagnato con la sua macchina al commissariato di Monteverde per fare la denuncia, e lì ci aspettava anche un rappresentante dei genitori. Ho avuto con lui un rapporto cordiale e aperto, come con tutti: la mia porta è sempre aperta».
Da dove sono nate allora le voci di una relazione? «Forse lui le ha messe in giro per vantarsi con gli amici? Non lo so, ma qualcuno poi può aver fomentato la cosa. Ma non c'è stato nulla di nulla con il ragazzo, posso giurarlo davanti a chiunque. Mi sono rivolta ad un legale e chiarirò tutto anche con l'ufficio scolastico regionale ma in questa scuola non mi hanno mai visto di buon occhio, fin dal primo momento. Il sistema su cui si reggeva l‘istituto scolastico non mi convinceva. Ma all'inizio non ho cambiato l’assetto perché volevo prima rendermi conto della situazione generale. Ho sbagliato».
Lei aveva recentemente rimosso il vicepreside? «Il primo collaboratore, per la precisione. Lui e l'altra collaboratrice gestivano tutte le pratiche, che io ho avocato a me perché volevo controllare la situazione. Erano dei filtri, diciamo così. Ma io non volevo lasciare loro a organizzare tutto, volevo capire. Questa scelta forse non è piaciuta, e quando mi sono decisa a sostituirlo, mi sono ritrovata in una situazione che non mi piaceva».
Un clima di disagio? «Si, ma non posso fare collegamenti precisi. Infatti non volevo parlare con nessuno perché mi dovrò difendere attraverso le vie legali e gli accertamenti amministrativi. Devo andarci coi piedi di piombo. Però sono amareggiata. Sono una professionista, avevo preso quest'incarico con grande entusiasmo, convinta di poter fare bene e cambiare un po’ le cose. Invece mi sono trovata di fronte a retaggi difficili da modificare».
I genitori del ragazzo l'hanno contattata? «No, mai. I genitori del comitato, che si sta costituendo, invece sono venuti a parlarmi e mi hanno dato il loro appoggio».
I docenti come hanno reagito? «Molti sono dalla mia parte e sono venuti a portarmi la loro solidarietà e il loro sostegno».
Perché non ha denunciato quando sono apparse le frasi sui muri? I ragazzi hanno scritto cose del tipo «La laurea in pedagogia l'ha presa troppo seriamente», «Il Montale sa e non dimentica», «Puoi chiuderci in classe ma non spegnere le voci». «All'inizio non ho denunciato, erano frasi così generiche e non volevo dare tanta importanza ad un gossip. Alla terza scritta ho denunciato alla Procura, si tratta di un bene dello Stato e non potevo permettere che venisse deturpato: ma se restavo zitta era perché non aveva senso giustificarmi per qualcosa che non era successo, significava ammettere una colpa che non avevo».
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