Riforme pensionistiche in Italia: novità per il 2026 News

Riforme pensionistiche in Italia: novità per il 2026

La riforma delle pensioni in Italia continua a suscitare interrogativi e preoccupazioni tra i cittadini, soprattutto per coloro che raggiungeranno i 67 anni nel 2026. La domanda principale è se sarà ancora possibile andare in pensione a questa età.

Il governo è attualmente impegnato nella discussione di questa riforma, che verrà finanziata dalla prossima Legge di Bilancio. Questo periodo rappresenta un momento cruciale per il futuro pensionistico del paese. Entro la fine del 2025, si prevede la scadenza di tre importanti strumenti previdenziali: Opzione Donna, Quota 103 e Ape sociale.

Si sta valutando una proroga annuale per l'Ape sociale con possibili nuovi finanziamenti, anche se i requisiti potrebbero subire modifiche. Inoltre, si prospetta l'eliminazione di Quota 103, che potrebbe essere sostituita da una flessibile Quota 41, consentendo il pensionamento con 41 anni di contributi e 62 anni di età entro la fine del 2025.

Una notizia di particolare interesse è la possibilità di andare in pensione a 67 anni nel 2026, ma alcuni potrebbero ritirarsi già a 65 anni e 8 mesi. Scopriamo i dettagli di queste opzioni.

Per coloro che andranno in pensione nel 2026 all'età di 67 anni, le condizioni saranno diverse rispetto all'attuale. Ad esempio, coloro che sono nati nel 1959 e rientrano nei limiti di reddito prestabiliti, potranno beneficiare dell'assegno sociale, che non subirà modifiche nel 2026 e si stima sarà di circa 550 euro al mese.

Chi non ha versamenti al 31 dicembre 1995 dovrà avere almeno 20 anni di contributi e un importo pensionistico non inferiore all'assegno sociale per avere diritto alla pensione. Per le pensioni di vecchiaia, non ci saranno cambiamenti significativi nel 2026, ma per i contributivi puri, è necessario che l'importo della pensione alla data di liquidazione non sia inferiore all'assegno sociale.

Infine, nel 2026, le lavoratrici potrebbero beneficiare di un vantaggio derivante dalla riduzione di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di 16 mesi in totale, permettendo potenzialmente a una lavoratrice nata nel 1961 con almeno quattro figli di andare in pensione a 65 anni e 8 mesi.

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