La settimana scorsa avevo un appuntamento. Dovevamo incontrarci in un ristorante alle sette di sera. Così alle sette di sera, trovandomi ancora a parecchi chilometri di distanza dal ristorante, ho inviato un messaggio al tipo, dicendogli: "Forse questo è il momento giusto per accennare al fatto che appartengo all'irritante categoria dei ritardatari perenni".
Bel modo di dare una buona prima impressione di sé, no? Il fatto è che io ero veramente convinta che sarei arrivata in orario. Anzi, pensavo che sarei arrivata in anticipo.
Alla fine ero in ritardo per una vasta gamma di ragioni diverse: i miei capelli erano scompigliati, i miei ragazzi avevano avvertito l'urgente necessità di raccontarmi una lunga e complicata storia sulla caccia al Bigfoot, e questo nel momento stesso in cui stavo per prender l'uscio di casa, il luogo dell'appuntamento era a tre quarti d'ora di distanza da dove mi trovavo, nel frattempo mi ero persa, avevo dovuto fermarmi al passaggio a livello ad aspettare che passasse un treno, e al contempo mi ero ritrovata ad affrontare il paradosso del "tempo extra".