Il processo a Ciro Grillo e ai suoi tre amici genovesi entra nel vivo. Nelle ultime ore è andata in scena l'udienza che dovrà stabilire se il figlio di Beppe Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, si siano resi colpevoli dell'accusa di stupro di gruppo, avanzata dalla studentessa italo norvegese. I protagonisti nella giornata di oggi, mercoledì 16 novembre, sono stati anche i tre medici della Clinica Mangiagalli di Milano e il medico-legale Marco Salvi ingaggiato da Beppe Grillo per contrastarli. E a parlare è stata anche la psicologa, Laila Micci, chiamata a testimoniare per la presunta violenza sessuale di gruppo.
Secondo quanto emerso dalle testimonianze in aula, i lividi sul corpo della giovane studentessa italo norvegese sarebbero compatibili sia una violenza sessuale sia con eventuali cadute mentre faceva sport. È quanto emerge all'interno del Tribunale di Tempio Pausania, dopo la testimonianza della dottoressa di medicina legale Vera Gloria Merelli, della clinica Mangiagalli di Milano, che insieme ai due colleghi, la ginecologa Marta Castiglioni e la psicologa Laila Micci, visitò la ragazza nove giorni dopo la serata nella villa in Sardegna. «Quei lividi sono compatibili con qualcuno che le potrebbe avere bloccato braccia e gambe», ha spiegato la professionista.
La studentessa italo norvegese «non ha ancora superato il trauma» della presunta violenza sessuale. Ed è tuttora in cura dalla psicologa per «superare il trauma». A dirlo in aula è la psicologa Laila Micci della clinica Mangiagalli di Milano, nel corso del processo che si celebra, a porte chiuse. La psicologa ha detto anche, rispondendo alle domande del Procuratore Gregorio Capasso, che quando si è presentata alla clinica Mangiagalli, a fine luglio del 2019, nove giorni dopo il presunto stupro, avrebbe presentato le «tipiche sintomatologie delle vittime di uno stupro»