Cronaca

"Non piegheremo il capo". Adesso la Bulgaria sfida lo Zar

  • Non mostra alcun segnale di cedimento di fronte allo stop delle forniture di gas da parte della Russia, anzi la reazione a caldo del ministro dell'Energia della Bulgaria Alexander Nikolov fa pensare a un rilancio. “Ci siamo assicurati riserve di gas per almeno un mese – ha dichiarato Nikolov nel corso di una conferenza stampa – e non abbiamo violato nessun contratto con Gazprom, a cui abbiamo pagato in dollari la fornitura di aprile. Caso mai è il gruppo russo che sta violando gli accordi esistenti”. Per il ministro bulgaro è evidente che l’importante materia prima viene utilizzata dal presidente della Russia Vladimir Putin come arma politica e commerciale nel contesto della guerra, ma la Bulgaria è riuscita a ottenere il gas attraverso fonti alternative e, al momento, non sono richieste limitazioni al consumo.

    “La Bulgaria non negozierà sotto pressione – ha continuato Nikolov –e non piegheremo il capo”. I contatti con la Commissione europea sono continui e, oggi, si terrà una nuova riunione di esperti per stabilire i prossimi passi da compiere. I bulgari non sono gli unici a mantenere questa posizione. A pensarla allo stesso modo sono anche Polonia e Lituania che sono nella stessa situazione. La Bulgaria, comunque, si atterrà alla posizione Ue e non si sottometterà pertanto alla richiesta russa di iniziare a pagare le forniture in rubli. Intanto, il gas russo continua a essere fornito all'Ungheria come da programma, nonostante la sospensione delle consegne in Bulgaria.

    La notizia è stata resa pubblica dal ministro degli Affari esteri e del commercio ungherese Peter Szijjarto in un video su Facebook. “La sospensione delle forniture di gas alla Bulgaria – ha affermato –non significa l'interruzione del transito attraverso la Bulgaria. Il gas naturale viene fornito all'Ungheria in conformità con i termini del contratto e del programma”.

    La Russia, comunque, continua a fornire gas naturale anche all'Austria,"senza restrizioni". Lo ha annunciato il ministro dell'Energia austriaco Leonore Gewessler. Alla domanda se ci fossero segnali di un arresto delle consegne di gas per l'Austria, ha detto: "No, non abbiamo questi segnali", precisando che il gruppo energetico austriaco Omv continuerà i pagamenti "in ossequio alle sanzioni tramite euro". Anche la Polonia si è fatta trovare pronta alla chiusura dei rubinetti del gasdotto Yamal e ha affermato di non volere più acquistare gas da società russe. Fino a ieri il 55% delle importazioni di gas della Polonia proveniva da Mosca, ma Varsavia aveva già adottato diverse misure per ridurre la propria dipendenza, tra cui l'espansione di un terminal a Swinoujscie, nel nord-ovest della Polonia, e la costruzione di un nuovo gasdotto dalla Norvegia. Il ministro per le Infrastrutture energetiche, Piotr Naimsky, in un'intervista alla radio Rmf, riportata dalla Tass, ha dichiarato: "Non compreremo più gas dalle società russe". E ha sottolineato che la Polonia si stava preparando a rinunciare al gas russo già da sei anni, assicurando che non ci saranno difficoltà a rifornire i consumatori polacchi.

    Non si è fatta attendere la reazione della Commissione europea. “L'annuncio di Gazprom sullo stop alle forniture di gas alla Polonia e alla Bulgaria – ha spiegato il presidente Ursula von der Leyen – è un altro tentativo della Russia di ricattarci con il gas. Siamo preparati per questo scenario. Stiamo delineando la nostra risposta coordinata dell'Ue. Gli possono confidare che resteremo uniti e solidali con gli Stati membri colpiti”.

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