"Meglio restare con i piedi per terra", scrive Toni Capuozzo in un post pubblicato sul suo profilo Facebook. Perché "la guerra continuerà. Boris Johnson, per carattere il più torrenziale e sincero tra i leader dice che Volodymyr Zelensky deve tener duro e non fare le concessioni cui lo spingerebbero Francia e Germania, frettolose di chiudere il conflitto. Mi pare chiaro che i negoziati difficilmente approderanno a qualcosa di più dei corridoi umanitari".
Ma attenzione, perché la domanda ora è: "Come continuerà?". Al momento "nessuno può escludere incidenti, provocazioni, e le cosiddette false flag. Ma i fatti dicono che i russi hanno arretrato intorno a Kiev e addirittura mollato l’aeroporto di Hostomel che è il trampolino su Kiev. Non vogliono la capitale, che sarebbe difficilissima da prendere e peggio ancora da controllare". Più facile, prosegue il giornalista, "che la battaglia, forse finale, sarà attorno al Donbass", quindi "gli ucraini saranno costretti ad avanzare, spesso allo scoperto, sollecitati dal proprio orgoglio e dall’Occidente, e la tattica si rovescia, con i russi trincerati ad attenderli".
C'è poi un'altra notizia "significativa": l'attacco ucraino a un deposito di carburante a Belgorod, dentro il territorio russo. "Questo cambierà un po’ la narrazione, da noi. Perché una cosa è parlare di un piccolo popolo aggredito, che ha il diritto di difendersi. E un’altra parlare di un popolo ben armato che aspira alle terre irredente (linguaggio da ‘900, parte prima)", osserva Capuozzo. Che si chiede: "Non siamo stati disposti a morire per Kiev, lo saremo per Donetsk ? Manderemo armi per la gloria di un’Ucraina indivisibile ? Ho la sensazione che la trappola, finora aperta sull’invasione russa, stia girando dall’altra parte. Con un grande punto di domanda: il destino di Odessa".
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