L'ondata di Omicron continua a mietere vittime, anche se la sua crescita sembra arrestarsi, continua la campagna vaccinale - con obbligo per gli over 50 - ma la domanda che ora in tanti si fanno è un'altra: quando finirà lo stato di emergenza, il cui termine è attualmente fissato al 31 marzo? Questa mattina, ospite a Radio anch'io su Rai Radio1, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha provato a rispondere a questa e ad altre domande sulla pandemia, compresa la quarta dose e la dad per i soli non vaccinati.
«La pandemia ci ha insegnato che è difficile fare previsioni a lungo termine. È chiaro che l'obiettivo a cui stiamo lavorando è creare le condizioni affinchè il 31 marzo finisca lo stato di emergenza. Pare che i dati in questo senso siano positivi. Ci auguriamo che continuino ma dobbiamo continuare a lavorare con la vaccinazione e soprattutto con le terze dosi», ha detto Costa. «Rispetto alla quarta dose siamo nell'alveo in cui la politica deve attendere le indicazioni scientifici. Il compito di Governo e Stato è far trovare il Paese pronto, qualora dovesse emergere la necessità della quarta dose. Ma ad oggi non abbiamo indicazioni in questo senso».
Sulla scuola: «Non c'è dubbio che sulla scuola dobbiamo semplificare e uniformare, quindi stiamo procedendo in un percorso condiviso con le regioni. Certamente arriveranno norme che semplificheranno e questa è una delle ipotesi, credo si possa arrivare a questo risultato», ha poi detto in merito alla possibilità di evitare la Dad per gli alunni vaccinati.
L'ondata Omicron «sta per ridursi e scemando», assicura il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi di Milano, ospite di 'Agorà' su RaiTre. Solitamente molto cauto nei suoi giudizi, il virologo è stavolta ottimista: «Vorremmo tutti far finire questa situazione e tornare alla normalità che potremmo avere alla fine dell'inverno quando, grazie all'alta diffusione di Omicron, ci ritroveremo protetti - ha aggiunto - e lasceremo solo una piccola quota persone suscettibili che dovremo considerare per il prossimo inverno». «La pandemia non avrà una fine ufficiale ma diventerà tollerabile con una quota di soggetti che si ammaleranno e si spera che i nuovi farmaci mitigheranno gli esiti», ha concluso.
Sullo stato di emergenza gli esperti sono però divisi. Chi metterebbe fine è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova: «Il buon senso ci dice che dopo due anni lo stato di emergenza è giusto che finisca e che si torni a vivere come facevamo prima. Io vorrei che si passasse dalla fase in cui ci si riempie la bocca sulla convivenza con il virus a quello in cui lo si fa veramente. Perché un Paese che ha una buona parte dei bambini delle scuole elementari in Dad, per contatti con un compagno che aveva un raffreddore, non sta convivendo con Covid», afferma all'Adnkronos Salute.
«Se io per camminare sul lungomare devo mettermi la mascherina vuol dire che non è un Paese che convive con il virus. Levare lo stato di emergenza servirà per cambiare la testa delle persone. Il pericolo oggi è la rassegnazione delle persone, il pessimismo che hanno. E questo lo vedo ogni giorno, pochi che viaggiano o vanno al cinema e al teatro. L'Italia è depressa psicologicamente, non è tutto finito ma dobbiamo uscire dall'emergenza». «Quindi tamponi solo ai sintomatici, basta Dad, dobbiamo svoltare. Anche ieri si poteva far di più con l'obbligo della mascherina all'aperto e dire che da subito finiva questa regola che abbiamo visto con Omicron non è servita», ha rimarcato Bassetti.
La pensa diversamente invece Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). La possibilità che lo stato di emergenza termini il 31 marzo «è oggi solo un auspicio, nessuno può avere la palla di vetro e dare la certezza. Neanche i politici che scalpitano molto su questo», dice Andreoni frenando sullo stop dallo stato di emergenza dopo l'annuncio del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che ieri aveva aperto alla possibilità di chiudere questa fase il 31 marzo.
«Questa pandemia ci ha insegnato che conviene procedere con cautela rimarca Andreoni in passato infatti abbiamo dovuto ritrattare. Ci sono esigenze di tipo sociale ed economico, comprensibili, ma ad oggi la chiusura dello stato di emergenza è nell'alveo della probabilità e non delle certezza. Dobbiamo conclude monitorare la bontà del calo dei casi e capire, sul fronte varianti, come stanno andando le cose».