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Le corsie travolte dal virus: "Siamo come in guerra, serve un nuovo lockdown"

  • È un fiume in piena, un oceano da svuotare con il cucchiaino. All’ospedale Cervello di Palermo la tenda da campo con dieci posti montata l’altra notte si è riempita al volo.

    Mentre sulla rampa che porta al pronto soccorso ci sono dieci ambulanze in attesa, in un vortice di sirene, barelle, medici e infermieri bardati come astronauti. «Sono le giornate peggiori da quando è iniziata l’emergenza nel marzo del 2020 – dice Baldo Renda, direttore dell’unità di terapia intensiva – il nostro reparto è saturo, tutti pieni i 16 posti, tutti pazienti non vaccinati, siamo costretti a trasferirli intubati nell’ospedale di Partinico».

    A chi ci governa faccio un appello: serve un lockdown di 15-20 giorni. Chiudiamo tutto per bloccare questa marea montante omicida. In caso contrario non usciremo da questa situazione e si rischia tra un paio di settimane, quando arriverà il picco dei contagi dopo le festività natalizie, di trovarci davanti a una catastrofe". A lanciare l’sos con l’Adnkronos è Vincenzo Provenzano, direttore dell’Uoc Medicina e diabetologia dell’ospedale "Civico" di Partinico e direttore medico del Covid Hospital.

    Davanti all’impennata dei contagi trainata dalla nuova variante Omicron fuori dal nosocomio è stata montata una tensostruttura. Ospedali da campo allestiti in tutta fretta per consentire ai pazienti di scendere dalle ambulanze e avviare la loro presa in carico cercando di dare una boccata di ossigeno a pronto soccorso e reparti sempre più in affanno. A Partinico come a Palermo. "Qui abbiamo dovuto aprire un altro piano, non ci sono più posti. Stiamo riempiendo tutto, arrivano da ogni parte", dice Provenzano senza nascondere la propria preoccupazione.

    Chi contrae la malattia e finisce in corsia nella maggior parte dei casi non è vaccinato. "Sono l’80 per cento, il restante 20 per cento è formato da vaccinati con seconda dose da più di quattro mesi ma con patologie pregresse". In questi ultimi giorni anche all’ospedale di Partinico come in quelli di Palermo si è assistito a un’escalation di ricoveri. Sono dieci volte di più. Cerchiamo di fare posti dappertutto, sembra di essere in guerra".

    A essere cambiata è la malattia, che non è, però, meno grave. "Continuare a ripetere che la variante Omicron è poco più di un raffreddore è un errore - taglia corto -. Non è affatto meno virulenta. Lo è nei soggetti vaccinati con terza dose, che rischiano, però, di essere, in quanto paucisintomatici, vettori del contagio, rendendo praticamente impossibile la tracciabilità". In chi non è vaccinato la malattia è "devastante", anche tra i giovani. "Non si tratta più solo di un’infezione respiratoria, ma una di una patologia multiorgano.

    E’ una malattia completamente nuova e chi non è protetto dal vaccino si infetta in maniera dannata e grave. Abbiamo avuto, persino, il caso di un giovane di 30 anni che ha rischiato di morire per un’occlusione intestinale". Ecco perché l’appello a vaccinarsi da solo non basta. "Serve un lockdown di almeno due settimane per arginare l'esplosione dei contagi che è come un fungo atomico e occorre anche rendere obbligatorio subito il vaccino - sottolinea -. Noi abbiamo tenuto in zona bianca l’Italia con un numero di positivi doppio rispetto a quello dello scorso anno quando eravamo in lockdown. Ora occorre intervenire. Subito. Lo dico da medico perché siamo davanti a un’infezione terribile nei non vaccinati con un gravissimo interessamento multiorgano". Ad aggravare la situazione anche la crescita dei contagi tra medici e infermieri. "Un’emergenza altrettanto grave. Tanti continuano a infettarsi, con una simile velocità di contagio mi chiedo chi rimarrà a curare i pazienti in corsia? Chiudiamo tutto, per almeno due settimane, per scongiurare una catastrofe", conclude.

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