In un ambiente carico di dubbio e di aspettative infrante, il 1995 rappresentò una svolta decisiva: l'anno in cui una intervista avrebbe definitivamente scosso le fondamenta della monarchia. La Principessa Diana, sempre più isolata, si trovava intrappolata in un matrimonio fallito e oppressa da un sistema che la respingeva profondamente.
Per Diana, la paranoia non era una scelta, bensì un'ombra che si allungava sempre di più. Fu proprio su questa sua vulnerabilità che il giornalista Martin Bashir costruì la sua notorietà, impiegando una tattica che oggi è riconosciuta come un inganno meticolosamente orchestrato. Documenti contraffatti e racconti di complotti fittizi: ogni elemento era calibrato per persuaderla di essere al centro di una macchinazione palaziale. Ella credette a tali fandonie, e il mondo fu testimone della sua dolorosa confessione.
Questo evento innescò il divorzio ufficiale decretato dalla Regina e ridefinì l'immagine dell'istituzione regale. Tuttavia, le ripercussioni andarono oltre la fine del matrimonio. L'intero contesto di bugie spostò Diana su un tragico sentiero ben più pericoloso della mera visibilità pubblica.
La nota intervista non solo espose il fallimento del suo matrimonio, ma piantò in Diana il germe di una menzogna ancor più devastante che, negli anni a seguire, portò ad un finale luttuoso.
L'elucidazione del mistero si concretizza oggi attraverso la figura di Andy Webb, ex giornalista della BBC. Nel suo nuovo libro "Dianarama", Webb presenta chiaramente la tesi che l'intervista sia stata il decisivo fattore che portò alla prematura scomparsa di Diana. Egli rivela gli aspetti più oscuri della manipolazione orchestrata da Martin Bashir.
Si indusse Diana a credere, fra le altre cose, che il suo allora marito, il Principe Carlo, avesse una relazione inappropriata con la babysitter dei loro figli, Tiggy Legge-Bourke. Le menzogne si spinsero oltre, suggerendo che Legge-Bourke fosse rimasta incinta e avesse poi interrotto la gravidanza.
La famosa frase di Diana sulle "tre persone nel suo matrimonio", incredibilmente non si riferiva a Camilla, ma a Tiggy, secondo quanto riportato dal giornalista. Le falsità raggiunsero livelli assurdi: a Diana fu fatto credere che la Regina Elisabetta stesse per abdicare e che Carlo avrebbe sposato l'ex babysitter una volta divenuto re.
Le fu anche detto che al giovane William era stato dato un orologio per registrare segretamente le conversazioni. Questo mix di bugie alimentò una profonda paranoia e un isolamento totale, spingendola in un vortice che, meno di due anni più tardi, culminò nel tragico incidente nel tunnel dell'Alma a Parigi, dove perse la vita.
Il tutto ebbe origine dalla famigerata intervista di 54 minuti concessa da Diana alla BBC il 20 novembre 1995, vista da circa 23 milioni di persone nel Regno Unito e 200 milioni di persone nel mondo. Un'indagine condotta da Lord Dyson tra novembre 2020 e maggio 2021 ha stabilito che l'intervista fu ottenuta mediante inganni e manipolazioni da parte del giornalista Martin Bashir, causando enormi controversie mediatiche riguardanti la responsabilità della BBC nella tragica fine di Diana.