Jacopo, poco dopo la nascita, è stato contagiato da un batterio molto aggressivo, il Citrobacter, che mangia il cervello. Può uccider l'essere umano o lasciarlo in condizioni di non autosufficienza per tutto il resto della vita. Jacopo, oggi, ha 4 anni e a causa del maledetto batterio, non può parlare, non sta seduto, va imboccato, ed è cieco. Così piccolo e ha già subito due interventi al cervello per l’idrocefalia, racconta L'Arena, dove a parlare è la mamma del bimbo.
«Il primario della pediatria di Borgo Trento (a Verona) ci ha detto “ha il Citrobacter, è un batterio che mangia il cervello, può succedere che muoia oggi, domani, tra un mese o che sopravviva, ma in che condizioni non possiamo saperlo. Andiamo avanti giorno per giorno», lo sfogo di Valentina, la mamma di Jacopo, che non può dimenticare quelle parole, ma soprattutto la freddezza con cui le sono state dette.
All'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, tra il novembre del 2018 e il maggio del 2020, 4 neonati furono uccisi dal Citrobacter e 96 rimasti gravemente disabili, tra cui Jacopo; la vicenda ha portato all'apertura di un'inchiesta in cui sono indagati sette persone, tra medici e dirigenti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, con le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime.
«Non lo perdono per questo e per tutto quello che non ha fatto mentre ci diceva che nostro figlio era destinato a morire o a restare al mondo imprigionato in una disabilità grave. Bastava un po’ di umanità, di empatia, un sorriso, una mano sulla spalla, un abbraccio, due occhi lucidi e forse non ci saremmo sentiti abbandonati nella disperazione». I medici non hanno saputo spiegare in che modo Jacopo, nato nel 2019 all'ospedale San Bonifacio e poi trasferito a Borgo Trento, sia stato contagiato da quel batterio letale, che ha condannato il bimbo ad una disabilità grave, senza alcuna possibilità di cura. «All’inizio non capivamo cosa significasse fino in fondo avere contratto questo batterio, speravamo che potessero esserci dei miglioramenti, anche con gli interventi, ma via via abbiamo dovuto arrenderci». Da ipovedente, poi il bimbo è peggiorato, diventanto totalmente cieco, non parla ed i genitori possono solo interpretare i suoi versi, i suoi lamenti e farci bastare i suoi sorrisi, li aspettiamo come un regalo speciale, ci tolgono un po’ di peso dal cuore».
Per stare vicino al suo bimbo speciale, Valentina ha rinunciato al lavoro, anche perché ha una figlia più grande, 10 anni, che soffre per le condizioni di suo fratello. Intanto la famiglia di Jacopo attende che la giustizia faccia il suo corso, alla ricerca della verità. «Io non perdonerò mai chi, se verranno accertate le responsabilità dei medici indagati, ha avuto delle colpe...Ci resta solo la giustizia su cui sperare».
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