Tom Friedman, editorialista del New York Times e più volte premio Pulitzer, che ha raccontato e analizzato tutte le più gravi crisi internazionali degli ultimi 30 anni, ha parlato della situazione in Ucraina sul Corriere della Sera. “Il piano A di Putin è catastroficamente fallito, è fallita l’idea che l’Ucraina sarebbe implosa, la sua leadership ‘nazista’ decapitata in pochi giorni e l’intero Paese sarebbe caduto in braccio alla Russia.
Così si è gettato nel piano B: devastare il Paese bombardando i centri abitati con lo scopo di provocare il più grande esodo di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Putin pensa che se non può piegare militarmente tutta l’Ucraina e imporre le sue condizioni, 10 milioni di profughi, con tutto quello che significano in termini sociali ed economici, convinceranno Polonia, Germania, Italia e le altre nazioni della Nato a far pressioni su Zelensky per accettare le condizioni di una resa” ha spiegato l’esperto, che ha sottolineato che fin dal 2000 Putin ha provato ad influenzare le elezioni americane o italiane, lanciare attacchi cibernetici e mandare truppe in Siria e Libia.
“Quando diventava troppo cattivo come in Crimea abbiamo varato un po’ di sanzioni. Ma tutto sommato ci si poteva convivere. Quello che non avevamo mai sperimentato è il Putin paria, che si rende colpevole di crimini di guerra, alla guida di un Paese con migliaia di testate nucleari, la Russia come una gigantesca Corea del Nord. In che modo si può negoziare con un leader del genere, senza essere ingenui o farsi troppe illusioni?” ha aggiunto Friedman, che pensa che in futuro potrebbero accadere tre cose diverse: che possa arrivare un leader peggiore di Putin, che possa arrivare qualcuno migliore di Putin oppure qualcuno decente e basta.
“Cifre prudenti dicono che almeno 10 mila soldati russi sono stati uccisi. Dovranno pure restituirli alle famiglie. Oppure non li riporteranno mai a casa, il che è anche peggio. Cosa succederebbe se fra dieci giorni, un mese, centinaia di migliaia di persone scendessero in piazza e la polizia non riuscisse a contenerli?” ha dichiarato Friedman, che ha aggiunto che Putin è stato isolato a causa della pandemia e si è convinto a commettere il più grande errore politico della sua vita. “Putin ha sbagliato tutto in questa storia, non ha capito l’Occidente. Certo può ancora mascherare questo disastro con una narrazione, protetto dal fatto che quasi tutti i russi non hanno più accesso a fonti di informazione indipendenti. Ma non è finita. Non andiamo verso una conclusione logica, stabile o equilibrata. E non so come finirà” ha aggiunto l’esperto.
“Il tempo non è dalla parte di Putin, più tempo passa più sarà difficile per lui ‘raccontare’ una vittoria. In più c’è il ‘Superpower people’. È quello che io chiamo il “principio della principessa Diana” nelle reazioni internazionali: come il suo matrimonio, sono molto affollate. Ci sono tanti protagonisti nuovi oltre Putin, l’Ucraina e la Nato: il popolo di Telegram, i clienti di Airbnb che prenotano migliaia di camere in Ucraina senza occuparle riuscendo così a mandare denaro, i dipendenti e clienti di McDonald’s che hanno costretto l’azienda a lasciare la Russia. Questi protagonisti fanno pressione e non hanno alcuna intenzione di fare concessioni a Putin” ha spiegato Friedman.
Mi sono convinto che il comportamento di Putin non abbia nulla a che fare con l’espansione a Est della Nato. I suoi problemi sono due: primo non è stato capace di assicurare alla Russia una crescita sostenibile e questo lo ha portato a trasformarsi nel vendicatore della dignità dei russi. Secondo, egli sa che non può permettersi non tanto l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, quanto quello nell’Unione europea, perché significherebbe avere ai propri confini una democrazia con un’economia vibrante. Significherebbe negare il suo assunto, che considera l’Ucraina una creazione fittizia. Come possono i piccoli russi avere più successo dei suoi russi? Per questo si è trasformato in un leader in guerra permanente” ha spiegato Friedman, che ha aggiunto che la globalizzazione potrebbe essere rallentata, ma è convinto che la voglia di connettersi agli altri sia molto importante, anche in questa crisi.
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