Il caso di Chiara Poggi, tragicamente scomparsa il 13 agosto 2007 a Garlasco, rimane uno dei gialli più intricati e dibattuti della cronaca giudiziaria italiana. Dopo diciotto anni, nuove indagini hanno riacceso l'attenzione su questo delitto, con opinioni pubbliche divise tra la condanna di Alberto Stasi e la possibilità di nuove piste investigative. Questa situazione solleva interrogativi non solo sulla giustizia, ma anche sull'influenza dei media e sulla rapidità delle risposte del sistema giudiziario.

Garlasco, un giallo ancora aperto dopo 18 anni
Fiorenza Sarzanini, vicedirettrice del Corriere della Sera, ha condiviso le sue riflessioni sull'omicidio di Garlasco, descrivendolo come un atto non premeditato, scaturito forse da una lite o un rifiuto di avance sessuali. Nonostante la condanna definitiva di Stasi, Sarzanini evidenzia le due assoluzioni precedenti e la persistenza di dubbi significativi.

Le incertezze originali delle indagini hanno portato alla richiesta di ulteriori accertamenti, con la speranza che vengano gestiti con discrezione e lontano dai clamori mediatici. Sarzanini sottolinea che la condanna di Stasi potrebbe essere messa in discussione se le nuove indagini identificassero un altro colpevole, potenzialmente portando a una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione.

La giornalista pone l'accento sui limiti delle indagini del 2007 rispetto alle tecniche odierne e critica la diffusione di informazioni investigative attraverso i media per provocare reazioni degli indagati. Inoltre, commenta con cautela le voci di una possibile corruzione dell'ex procuratore Mario Venditti, sperando che non siano fondate.
Il rapporto tra media e opinione pubblica è cruciale, e Sarzanini enfatizza la responsabilità dei giornalisti nel trattare casi delicati. Riconosce anche l'effetto dei social network sul flusso di informazioni e sul lavoro delle redazioni. La posizione della famiglia Poggi, che vede ancora in Stasi il colpevole, è comprensibile, data la loro stretta relazione con Sempio, un amico di famiglia.
Concludendo, Sarzanini riflette sulle debolezze della giustizia italiana, tra errori investigativi e lunghi tempi processuali, che mettono a dura prova la fiducia dei cittadini e rischiano di minare la credibilità del sistema giudiziario stesso.