Alessandro Impagnatiello, un barman di 32 anni, è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio della sua compagna Giulia Tramontano, che era incinta di sette mesi. La sentenza ha confermato le aggravanti della crudeltà e del rapporto di convivenza, ma ha escluso la premeditazione.
La vicenda ha scosso l'opinione pubblica italiana, soprattutto per la ferocia dell'atto: il 27 maggio 2023, Giulia è stata assassinata con 37 coltellate. Questo tragico evento ha lasciato una profonda cicatrice nella sua famiglia e tra chi la conosceva.
Il corpo di Giulia fu scoperto da Impagnatiello stesso, nascosto in un intercapedine dietro un edificio, ponendo fine a una ricerca che aveva coinvolto l'intero hinterland milanese.
Recentemente, l'ex compagna di Impagnatiello ha rivelato che il figlio della coppia non porterà più il cognome del padre. Questa decisione è stata presa dopo che la Prefettura di Monza e Brianza ha accolto la sua richiesta, considerando le motivazioni personali, psicologiche e sociali presentate dalla madre, che detiene l'affido esclusivo del bambino.
Il cambio di cognome diventerà effettivo dopo 30 giorni dalla decisione. Inoltre, la madre aveva richiesto che al figlio fosse aggiunto il secondo nome 'Santhiago', il nome che Giulia aveva scelto per il bambino che portava in grembo, ma questa parte della richiesta non è stata accolta.
Dopo la condanna all'ergastolo, Impagnatiello è stato anche privato della responsabilità genitoriale dal Tribunale per i Minorenni di Milano. La Corte di Assise di appello di Milano ha inoltre confermato la sentenza in primo grado, riconoscendo l'aggravante della crudeltà ma escludendo quella della premeditazione, decisione che ha suscitato ulteriori reazioni nella famiglia di Giulia.