E' ancora presto per abbassare l'attenzione sul fronte Covid. A dispetto del trend generale di miglioramento della curva epidemica, la circolazione del virus SarsCoV2 nel nostro Paese è, infatti, ancora elevata e in alcune regioni del Centro-Sud si intravedono primi, preoccupanti segnali di un'inversione di tendenza, con i contagi nuovamente in lieve crescita come nel caso dell'Umbria. Da tenere sotto controllo, avvertono gli esperti, è la frenata nel calo dei nuovi casi, mentre l'occupazione delle terapie intensive si mantiene stabile.
A fotografare la situazione ospedaliera è il monitoraggio dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornato al 6 marzo, dal quale emerge che l'occupazione dei posti in terapia intensive da parte di pazienti Covid è ferma al 6% ed è stabile al 14% anche quella dei reparti ordinari.
I dati indicano tuttavia che la pandemia "non è finita e in Italia la circolazione virale è ancora molto alta", spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Con i dati della pandemia "in netto miglioramento e la drammatica situazione in Ucraina che ha catalizzato l'attenzione pubblica, si rischia un grave calo di attenzione nei confronti del Covid, che è un problema tutt'altro che risolto", avverte.
Il virus "continua infatti a circolare in maniera molto elevata in Italia: nell'ultima settimana in alcune regioni non solo si è arrestata la diminuzione del numero dei nuovi casi, ma in qualche Regione (come ad esempio l'Umbria, ndr) si vede qualche lieve aumento. In questa fase infatti il dato nazionale - afferma - è influenzato al ribasso dalle principali regioni del Nord come la Lombardia, dove la situazione è particolarmente favorevole".
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