Il cambiamento nella vita affettiva dei detenuti
La legge numero 26 del 1975 ha impostato per molto tempo il quadro normativo riguardante la vita carceraria in Italia, includendo il divieto di mantenere relazioni intime per i detenuti con i loro partenri. Questa regola, giustificata da necessità di sicurezza e ordine, ha limitato per anni la possibilità per i detenuti di esprimere e vivere liberamente i loro legami affettivi.
Recentemente, però, si è assistito a una significativa evoluzione nella sensibilità giuridica e sociale verso i diritti affettivi dei prigionieri. Una storica sentenza della Corte Costituzionale ha infatti invalidato tale divieto, garantendo ai detenuti il diritto di condividere momenti di intimità con il loro coniuge.
Questo rappresenta un vero cambiamento di paradigma che porta a riconsiderare completamente l'approccio alla gestione della vita emotiva dei detenuti, sottolineando che anche in contesti di detenzione, i diritti individuali non possono essere completamente negati.
Per implementare questa nuova visione, sarà necessario che le strutture carcerarie italiane predispongano spazi adeguati denominati "stanze dell'amore". Queste aree saranno concepite per assicurare la privacy necessaria ai detenuti e ai loro coniugi, permettendo loro di condividere momenti di vicinanza personale senza compromettere le misure di sicurezza vigenti.
Un bilanciamento delicato tra il diritto alla privacy e la sicurezza interna dovrà essere trovato. È ancora incerto quando le "stanze dell'amore" saranno ufficialmente accessibili e come verranno gestiti gli incontri.
La sperimentazione della 'stanza dell'amore'
Un'iniziativa sperimentale sta per essere avviata nel carcere Due Palazzi di Padova, con il lancio delle "stanze dell'amore" previsto per il giorno lunedì 6 ottobre. Tale progetto è stato promosso lo scorso anno da organizzazioni di volontariato locali dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha rivisto la legislazione precedente. Nonostante l'opposizione di alcune figure politiche, il progetto sta andando avanti.
La durata della sperimentazione sarà di quattro mesi, durante i quali le direttive del ministero della Giustizia dovranno essere seguite alla lettera per preparare gli spazi adeguatamente. Questi spazi saranno vicini a quelli destinati ai colloqui tradizionali, così da garantire una privacy ottimale.
La direttrice del penitenziario di Padova, Maria Gabriella Lusi, ha deciso di aprire queste stanze in risposta alla richiesta di tre detenuti, approvata da un magistrato di Sorveglianza. Ogni stanza, dotata di letto, televisore e bagno adiacente, potrà essere utilizzata per due ore e mezza, senza possibilità di chiusura interna.
Il giudice di Sorveglianza deciderà l'accesso a queste stanze, valutando caso per caso. Stando ai dati del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, circa 17mila detenuti in Italia potrebbero beneficiare di questa opportunità, anche se con delle esclusioni per motivi di sicurezza. Le reazioni da parte della polizia penitenziaria includono preoccupazioni per la sicurezza e la carenza di personale.