Cronaca

Violenta la figlia della convivente: l'incubo di una bambina 12enne. «Preferivo morire che restare sola con lui»

  • «Preferivo morire piuttosto che rimanere sola a casa con il compagno di mia madre. Ha sempre provato a violentarmi». È iniziata così, davanti agli investigatori della Polizia, la drammatica confessione dell’incubo vissuto tra le mura domestiche. Una storia che si ripete, vittima una giovane. Per anni infatti quell’uomo aveva abusato della figlia 12enne della convivente. Era sicuro che non sarebbe stato scoperto, forse neppure sospettato, anche perché ha sempre imposto il silenzio alla ragazzina abusata durante le assenze della madre. il patrigno ultrasettantenne la costringeva ad avere rapporti sessuali con lui. Ma poi i lunghi silenzi dell’adolescente, i pianti, l’ansia continua che si è trasformata in depressione, la sofferenza e la paura che aveva più volte manifestato nei confronti dell’uomo, hanno insospettito la madre. Così, quando la donna è riuscita a farsi confidare dalla figlia le attenzioni morbose che riceveva dall’uomo, l’ha portata dalla polizia.

    Davanti alle investigatrici e agli investigatori della sezione anticrimine interna del distretto di San Basilio, la ragazzina si è aperta e, in lacrime, ha denunciato una serie di fatti raccapriccianti che hanno fatto rabbrividire sia i poliziotti che la psicologa che l’ha ascoltata nel corso dell’audizione protetta e poi nell’incidente probatorio disposto dai magistrati del pool reati contro i minori della procura di Roma. I fatti risalgono al 2013, ma il pedofilo è stato arrestato solo ieri dopo che si era reso latitante per sfuggire all’ordine di carcerazione emesso dal tribunale penale della Capitale.

    Dopo i tre gradi giudizio l’uomo, di nome Livio Desideri, idraulico di professione e originario della provincia di Rieti, è stato arrestato dagli stessi agenti che avevano salvato la ragazza dalla sue grinfie. Dopo mesi di appostamenti davanti alla sua abitazione e in quella della sorella, la Polizia lo ha ammanettato sotto casa di quest’ultima dove “l’orco” si era nascosto. L’uomo è stato portato nel penitenziario di Rebibbia, dove è stato recluso nel braccio riservato ai cosiddetti “sex offender”, ossia quei criminali che si macchiano di reati di pedofilia e stupro e che vengono sorvegliati a vista per il rischio che gli altri detenuti possano commettere pestaggi e violenze fisiche contro di loro.

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