La vicenda di Francesca Bonivardo prende il via da un disagio fisico lieve e una febbre molto elevata che la portano a essere urgentemente ricoverata in terapia intensiva a Cuneo. Si scopre poi che una semplice sintomatologia nascondeva una minaccia molto più grave: un'infezione da un batterio necrofago che ha provocato una setticemia rapida, iniziando così una dura lotta per la sopravvivenza.
La battaglia contro la setticemia
Francesca è stata diagnosticata con una setticemia estremamente severa che ha causato ischemie agli arti e una necrosi che ha interessato il 70% del suo corpo. È stata quindi trasferita al Centro Grandi Ustionati del CTO di Torino dove ha trascorso cinque mesi tra terapie intensive, trapianti di pelle e trattamenti di vac therapy per cercare di salvare gli arti. Nonostante gli sforzi, ha perso il pollice e l'indice della mano destra.
La difficile riabilitazione a casa
Nel aprile 2025, Francesca fa ritorno a casa, accolta dai suoi otto figli - quattro biologici e quattro adottivi - e dal marito Lorenzo. La sua esistenza è profondamente mutata: la mobilità è ridotta, il dolore cronico è una presenza quotidiana e necessita di assistenza continuativa. Per recuperare una certa indipendenza, si rende necessaria una protesi fissa in silicone per la mano, oltre a cure costose e farmaci non forniti dal Servizio Sanitario Nazionale.