La serata di ieri ha rischiato di trasformarsi in una tragedia durante una delle celebrazioni più seguite nel Lazio, la Macchina di Santa Rosa. Contrariamente alla tradizione di svolgere il percorso al buio, quest'anno le luci sono rimaste accese, suscitando stupore e malcontento tra i partecipanti, ignari delle ragioni di tale decisione fino a quando non è stata rivelata una minaccia terroristica appena neutralizzata.
Nel tardo pomeriggio, la Digos ha arrestato due uomini di origine turca in possesso di armi pesanti e un piano dettagliato per un attacco. Gli investigatori ritengono che gli arrestati avrebbero potuto sparare sulla folla, composta da circa 40.000 persone, tra cui notevoli figure istituzionali. Le autorità hanno rapidamente messo in sicurezza tutti i presenti prima dell'intervento.
Due arresti a Viterbo, sventato un grave attacco durante la festa
Due dei tre sospetti sono stati catturati mentre il terzo è fuggito. Non hanno fornito dichiarazioni al pubblico ministero e sembrano collegati a una rete criminale guidata da Baris Boyun, un noto capo della mafia turca. Le indagini continuano, anche in relazione ad altri membri della stessa organizzazione recentemente arrestati.
Per garantire la sicurezza, Viterbo è stata blindata per ore. Il trasporto della Macchina con le luci accese è stata una misura di precauzione per evitare il panico tra i cittadini. La decisione di spegnere le luci a metà percorso non è stata mai spiegata pubblicamente.
Boyun è monitorato da tempo per possibili legami con il fondamentalismo islamico e la cellula Isis Khorasan. La Tuscia si conferma un punto nevralgico per le attività di reti criminali internazionali, complicando ulteriormente la situazione.
Nel carcere locale è detenuto anche un tunisino, espulso per estremismo e accusato di proselitismo, a dimostrazione delle tensioni persistenti nella regione.
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