Una falla nel sistema di sicurezza di un noto poligono romano dietro la strage di Fidene. Il killer, Claudio Campiti, è infatti arrivato al poligono del Tiro a Segno Nazionale di Tor di Quinto, dove era iscritto e ha aspettato che aprisse. Ha pagato in segreteria la quota per poter accedere alla linea di tiro e, dopo aver lasciato il documento di identità all’addetto all’armeria (un fabbricato che si trova sul lato destro rispetto agli uffici) si è fatto consegnare la pistola Glock, una semiautomatica in polimeri che contiene fino a sedici colpi compreso quello in canna.
Con l’arma chiusa nella valigetta, sigillata con una fascetta, ha comprato le munizioni, all’interno dell’area del poligono e anziché andare nella postazione, si è allontanato verso Fidene dove ha sparato a tre donne. Nessuno dei responsabili del tiro a segno, sul momento si è accorto di nulla, se non all’arrivo dei carabinieri. È la gravissima falla del sistema di sicurezza, per la consegna delle armi lunghe e corte che lo storico poligono della Capitale si è accorto di avere solo dopo la strage di via di Monte Giberto.
L’iscrizione viene accettata dalla struttura olimpica solo dopo la presentazione di un certificato di “sana e robusta costituzione”, anche mentale, rilasciato da un medico. Si tratta della stessa procedura utilizzata in tutte le altre sedi nazionali. Una procedura che non tutela la sicurezza e che è già al centro di roventi polemiche. Nel frattempo, il Poligono è stato sequestrato dai carabinieri.
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