Ha combattuto, ma stavolta il mostro era davvero invincibile. Sinisa non ce l’ha fatta. Il tecnico ed ex campione serbo è deceduto oggi a 53 anni, sfinito da forma acuta di leucemia diagnosticata nell’estate del 2019.
Le condizioni di Mihajlovic sono precipitate nell’ultima settimana tanto da obbligare Sinisa al ricovero ospedaliero.
Lascia la moglie Arianna Rapaccioni con la quale era sposato dal 1995 e 6 figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan, Nicholas e Marko, quest’ultimo avuto da una precedente relazione.
La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel.dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato.
In questi 3 anni Mihajlovic aveva continuato ad allenare alternando periodi di ripresa a cicli di cure. Si era difeso bene, come in campo.
Il 6 settembre scorso il Bologna aveva deciso di esonerarlo dopo un avvio di campionato difficile.
Una icona del nostro calcio Sinisa, arrivato alla Roma da una Jugoslavia in piena guerra nel 1992 e da una Stella Rossa con la quale aveva vinto anche la Coppa dei Campioni. Dopo due stagioni in giallorosso era passato alla Sampdoria dove è diventato uno dei 'cecchini' migliori d’Europa da calcio da fermo.
Quattro anni in blucerchiato poi la cessione alla Lazio per 22 miliardi. È il periodo d’oro di Mihajlovic che vince 1 scudetto, 2 coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, 1 coppa delle Coppe e 1 Supercoppa Uefa. Chiude la carriera nell’Inter dove festeggia un altro tricolore e altre due coppe Italia.
Poi la carriera da allenatore con alterne fortune: da Catania al Milan passando per Fiorentina, Sporting Lisbona, Torino e Sampdoria. Fino al Bologna, una casa che lo ha accolto a braccia aperte e che ha combattuto con lui in questi anni. E che oggi lo piange insieme a tutto il calcio italiano.
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