Il cielo azzurro come poche volte all’anno, i primi tepori. E una passeggiata sul lago di Braies ghiacciato, una bella avventura da raccontare al rientro a casa dopo le vacanze di Pasqua. Ma all’improvviso quello specchio magico, indebolito dal sole primaverile, si è frantumato, inghiottendo nelle sue acque gelide una giovane coppia con il figlio di quattro mesi. Un attimo, che non si è trasformato in tragedia solo grazie all’intervento di un cittadino albanese di 44 anni, che ha sfidato l’esile strato di ghiaccio — finendo a sua volta in acqua — per mettere in salvo il bambino. Il piccolo è ora ricoverato in rianimazione nella clinica universitaria di Innsbruck con una grave ipotermia.
È successo ieri, poco prima di mezzogiorno, in uno dei luoghi incantati dell’Alto Adige, quel lago di Braies diventato meta del turismo di massa grazie soprattutto alla serie televisiva “Ad un passo dal cielo”. Solcato da romantiche barche a remi nei mesi estivi, quando l’acqua comunque non supera i 14 gradi, in inverno il lago della val Pusteria mantiene il suo fascino trasformandosi in una lastra di ghiaccio frequentatissima.
Il gravissimo incidente è stato solo l’ultimo di una serie di episodi che sono avvenuti tra Pasqua e pasquetta: quattordici le persone che in due giorni sono finite in acqua dopo aver sfidato il ghiaccio, assottigliato dal caldo di aprile, e incuranti di cartelli in tre lingue che suonano un po’ troppo ambigui: “Entrare nel lago a proprio rischio”. E il rischio è quello che tantissime persone, come dimostrano le foto, si sono prese in queste giornate primaverili, con il termometro che ha raggiunto i 10 gradi anche ai quasi 1.500 metri di quota del lago di Braies. A Pasqua in sei sono finiti in acqua: prima una donna milanese di 60 anni con il cane, seguita dal marito e dalla figlia trentenne, tutti finiti all’ospedale di San Candido con una lieve ipotermia. Poi è toccato ad altri tre turisti friulani, salvati da alcuni passanti e tornati a casa con le proprie gambe. Una escalation di incidenti che ha spinto i carabinieri e la polizia del commissariato di San Candido ad intensificare i controlli sulle rive. Non è bastato.
Ieri, infatti, si è sfiorata la tragedia poco prima di mezzogiorno. Una giovane coppia residente in provincia di Milano, la mamma di 34 anni, originaria di Napoli, il papà di 37, nato a Taranto, si è spinta con il figlioletto di soli quattro mesi a cinquanta metri dalla riva. Tanto, troppo. Ad un certo punto il ghiaccio non ha retto il peso e si è aperto all’improvviso. Un cittadino albanese ha assistito alla scena e non ha esitato: ha raggiunto il punto dell’incidente, finendo a sua volta in acqua, ma riuscendo comunque ad afferrare il bambino e a metterlo in sicurezza sulla lastra di ghiaccio. Altri testimoni hanno chiamato i soccorsi e sul posto sono arrivati due elicotteri, le ambulanze della Croce Bianca, i vigili del fuoco volontari di Braies e Monguelfo-Tesido, il soccorso alpino dell’Alta Pusteria, il nucleo sommozzatori dei pompieri, gli agenti di polizia di San Candido. Le operazioni di recupero dei quattro sono state particolarmente complesse proprio a causa della posizione, che impediva di fatto di raggiungere da terra i quattro. Ci sono voluti quindi l’elicottero e i sommozzatori per portare a termine il soccorso.
Le condizioni del bimbo di quattro mesi sono da subito apparse preoccupanti: dopo le prime cure sul posto, è stato trasportato alla clinica universitaria di Innsbruck con una grave forma di ipotermia. Nonostante un quadro critico, dovrebbe salvarsi. I genitori e il quarantaquattrenne albanese sono stati invece ricoverati negli ospedali di Brunico e Bressanone.
Per la cronaca: altre quattro persone ieri sono finte in acqua dopo aver rotto la superficie ghiacciata. In seguito all’episodio più grave, polizia e carabinieri di San Candido hanno provveduto a sgomberare le rive del lago e i vigili del fuoco dell’Alto Adige hanno diffuso attraverso i propri canali social l’invito a non salire sulla fragile superficie ghiacciata di Braies.