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"Se tutti gli italiani si fossero vaccinati ci sarebbero stati 1.200 morti in meno in un mese.

Gli epidemiologi del Burlo Garofolo hanno calcolato cosa sarebbe successo se tutto il Paese fosse stato immunizzato: negli ultimi 30 giorni le rianimazioni avrebbero avuto oltre il 60% di ingressi in meno. "E si sarebbero risparmiati 90 milioni di euro".

Una vaccinazione più estesa avrebbe salvato vite e ridotto i ricoveri. Se tutti gli italiani avessero ricevuto le somministrazioni, nell’ultimo mese ci sarebbero stati 181mila nuovi casi, 8 mila ricoveri ordinari, 1.300 ricoveri in intensiva e 1.200 morti in meno. A fare il calcolo è stato un gruppo di epidemiologi guidato da Lorenzo Monasta del Burlo Garofolo di Trieste. I ricercatori hanno utilizzato i dati pubblicati venerdì scorso dall’Istituto superiore di sanità, dove viene calcolato il numero di persone che nel mese precedente hanno incontrato il coronavirus, con esiti più o meno gravi, in base all’appartenenza alle varie categorie: non vaccinati, vaccinati con una dose, vaccinati con due dosi da più o meno di 120 giorni e vaccinati con tre dosi. Hanno poi fatto una simulazione sui non vaccinati di più di 12 anni di età, che nel periodo preso in considerazione cioè tra il 13 dicembre e il 12 gennaio erano circa il 12%, ipotizzando che avessero ricevuto una, due oppure tre dosi, cioè simulando che appartenessero all'altro 88% degli italiani.

Ovviamente è impossibile che tutta la popolazione riceva almeno una somministrazione ma i dati rendono l’idea dell’impatto del vaccino. “Senza fare distinzioni di dosi – scrivono i ricercatori -  e prendendo semplicemente i non vaccinati, risulta quindi che il rischio di infettarsi per un non vaccinato è stato di 1,8 volte quello di un vaccinato. Il rischio di essere ricoverato è stato di 7 volte, quello di essere ricoverato in terapia intensiva di 14 volte, e il rischio di morire è stato di 6 volte quello di un non vaccinato”. Anche i vaccinati, come si è visto, finiscono in ospedale e muoiono, ovviamente in una percentuale molto inferiore a chi non ha ricevuto neanche una dose. Prendendo quindi i non vaccinati e attribuendo loro la stessa probabilità di infettarsi e aggravarsi dei vaccinati (appunto con qualunque numero di dosi), si è giunti a quanti casi, ricoveri e decessi si sarebbero potuti evitare. “Solo negli ultimi 30 giorni, avremmo risparmiato il 9% dei nuovi casi, cioè 181mila, il 42% dei ricoveri ordinari, cioè 8mila, il 61% dei ricoveri in terapia intensiva, cioè 1.300, e ben 1.200 morti, il 39%”. l’Istituto superiore di sanità calcola i decessi non in base a quando avvengono ma a quando si infetta la persone che poi perde la vita.

Per questo il numero delle morti totali, anche nella ricerca pubblicata ogni venerdì, è un po’ inferiore a quello delle persone che perdono la vita ogni giorno. Dai dati risulta chiara una cosa già nota, che Omicron infetta anche chi ha avuto tre dosi ma è molto più violenta con chi non ne ha ricevuta neanche una.

l gruppo del quale fanno parte Giulia Zamagni, Benedetta Armocida, Luca Ronfani e Lorenzo Monasta del Burlo e Cristiana Abbafati del Dipartimento di studi giuridici ed economici de La Sapienza di Roma, calcola anche la spesa, partendo dal presupposto che un ricovero ordinario costa 710 euro e uno in intensiva 1.680 e hanno una durata media rispettivamente di 11 giorni e 12 giorni. “Pur senza considerare l’elevatissimo costo dei morti, e quello delle quarantene precauzionali e delle malattie, e dei disagi nei servizi, ma considerando solamente il costo dei ricoveri, se i non vaccinati avessero ricevuto almeno una sola dose, avremmo risparmiato 90 milioni di euro. Pari al 46% della spesa che si sarebbe effettivamente sostenuta”.