Nel contesto delle comunicazioni preparatorie al prossimo Consiglio europeo, si è riacceso il confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Questo duello non si limita ai contenuti politici, ma si estende alla percezione dell'Italia in Europa, tra accuse reciproche e difese della democrazia nazionale.

Il dibattito tra le due figure politiche è stato particolarmente acceso. Schlein ha criticato apertamente le politiche di destra, affermando che queste mettono a rischio la libertà di parola e la democrazia. La sua posizione è stata chiaramente espressa durante un evento del Partito Socialista Europeo ad Amsterdam, dove ha denunciato i pericoli dell'estrema destra al governo.
La risposta di Meloni non si è fatta attendere, etichettando le affermazioni di Schlein come gravemente dannose per l'immagine dell'Italia, accusando l'opposizione di gettare ombre sulla democrazia del paese e sulla scelta della maggioranza dei cittadini.
Successivamente, il confronto si è spostato su temi economici e sociali. Meloni ha difeso i risultati del suo governo, confrontandoli con quelli dei governi precedenti, citando aumenti significativi nelle pensioni minime e maggiori investimenti in sanità. Al contrario, Giuseppe Conte ha criticato la gestione economica del governo, evidenziando problemi come il calo della produzione industriale e l'aumento della povertà.
Elly Schlein ha continuato l'attacco, sottolineando come, nonostante i tre anni di governo celebrati da Meloni, molti italiani non avessero motivi per festeggiare, con salari più bassi e tasse più alte rispetto al 2020.

Infine, la questione dell'immagine internazionale dell'Italia è stata al centro del dibattito, con Meloni che ha definito 'irresponsabili' le parole di Schlein, temendo che tali accuse potessero danneggiare la credibilità dell'Italia a livello europeo. Schlein ha ribattuto, insistendo sulla legittimità della critica politica e sul rischio di un'involuzione democratica nel paese.
Il caso del giornalista Sigfrido Ranucci, vittima di un attentato, è stato citato come simbolo del clima politico teso, con impatti sulla libertà di informazione e sulla democrazia rappresentativa in Italia.