Dopo la vicenda avvenuta nei giorni scorsi al liceo scientifico romano Augusto Righi, dove una docente aveva rimproverato un'alunna a pancia scoperta dicendole "Non sei sulla Salaria", un ex insegnante dello stesso istituto, ora supplente in un altro, ha pubblicato su Facebook una frase sessista e offensiva. "Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come troie", ha scritto, facendo una chiara allusione alla vicenda avvenuta al Righi. Ora rischia dalla sanzione fino a un procedimento penale e al licenziamento.
La protesta degli studentiGli studenti del collettivo dell'Orazio, l'istituto dove ora il prof insegna, hanno subito preso posizione: "Nel 2022 e in un contesto scolastico, è inaccettabile un così inadeguato uso delle parole, peraltro da parte di un professore, che dovrebbe istruirci e 'aprirci la mente' e invece esprime i suoi pensieri sessisti e retrogradi", dicono. E ancora: "Siamo stufi di pregiudizi del genere, mirati a svalutarci come studenti ed individui, come se il nostro abbigliamento fosse causa e ritratto del nostro intelletto".
La dirigente dell'Istituto, Maria Grazia Lancellotti - racconta uno degli studenti del Collettivo - ha confermato che il post è stato scritto da un supplente che sta insegnando all'Orazio e si è dissociata da quelle espressioni. Il presidente di Anp (Associazione nazionale presidi) di Roma, Mario Rusconi, non ha dubbi: "Se è vero che il docente ha postato sui social quella frase, non solo ha commesso una grave scorrettezza ma dovrebbe essere sospeso dall'insegnamento.
Il preside poi dovrebbe avviare un procedimento disciplinare, a quel punto l'Ufficio scolastico regionale mette sotto accusa il prof ed è prevista la rimozione dall'incarico fino al licenziamento. Se poi ci sono profili penali, il preside deve mandare tutto alla procura della Repubblica e avviare un procedimento penale. Io mi muoverei così". Cristina Costarelli, a capo dei presidi di Anp Lazio fa notare come le vicende del Righi e dell'Orazio sono diverse ma collegate e se è vero che nella scuola "esiste un dress code non scritto che rientra nella sfera dell'opportunità, del buon senso e del buon gusto" questo non significa che un docente debba esprimersi in quella maniera rispetto al genere femminile, è una cosa intollerabile e grave".
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