Cronaca

Mosca si vendica: stranieri espropriati e "pena di morte"

  • Sorpreso dalla resistenza ucraina e dalla compattezza che l'Occidente sta ritrovando contro di lui, Vladimir Putin ordina l'avanzata militare su Kiev - più lenta del previsto - distratto dalla notizia che potrebbe assestare il colpo più doloroso alla campagna militare in Ucraina: le sanzioni che gli Stati Uniti stanno meditando contro la Banca centrale russa, capaci di precludere l'accesso ai 643 miliardi di dollari di riserve accumulati dal presidente in vista dell'invasione. Misure che si aggiungerebbero all'esclusione della Russia dal sistema bancario Swift e dunque dai circuiti internazionali, ormai imminente.

    Zar Putin non solo annuncia l'avanzata delle truppe russe in Ucraina e dà l'ordine di «un'offensiva a tutto campo». Risponde all'Occidente, che ormai chiama «l'Impero delle Bugie», e all'opposizione interna che cresce in Russia, con un'escalation su tutti i fronti. A cominciare dalle controsanzioni, decise «per mitigare i danni» che arriveranno dalle misure economiche intraprese da Stati Uniti e alleati. È la ritorsione immediata di Mosca alle mosse occidentali, che puntano a togliere respiro a centinaia di oligarchi russi complici della strasformazione dell'ex delfino di Eltsin in «Adolf Putin», epiteto ormai affibiato dagli oppositori al presidente e comparso su un muro della metropolitana di San Pietroburgo.

    La promessa vendetta è di nazionalizzare le proprietà di imprese o cittadini statunitensi, europei o del «mondo anglosassone», spiega il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitrj Medvedev. Una contromisura perché Mosca si sente «minacciata» dal congelamento dei beni di cittadini russi e società all'estero e «questo deve essere affrontato in modo abbastanza simmetrico». Cioè con una guerra economica identica e contraria in cui «la Russia risponderà al sequestro di denaro di società e cittadini russi all'estero, facendo lo stesso con i fondi di compagnie straniere e stranieri in Russia».

    Il Cremlino nega ancora l'invasione e sostiene che Kiev abbia respinto un'offerta di negoziato: «Mosca considera infondati i tentativi della Nato di accusare la Federazione russa di aggressione contro l'Ucraina». E decide di mettere sul tavolo le sue ritorsioni in una giornata difficile, dopo che la Germania, fin qui restia, ha annunciato l'invio di armi a Kiev e mentre Mosca ha perso due Paesi amici nell'est Europa, l'Ungheria e la Repubblica ceca, che di fronte alle immagini dei carri armati alle porte di Kiev, rievocativi di un '56 e un '68 brutali per Budapest e Praga, hanno condannato fermamente l'invasione e abbandonato i timori sulle sanzioni anti-russe.

    Dopo le sanzioni alla russa Aeroflot, Mosca ha annunciato la chiusura dello spazio aereo a Regno Unito, Repubblica ceca, Bulgaria, Polonia e Romania. È una guerra ibrida, in cui la Russia - responsabile nei giorni scorsi degli attacchi hacker contro ministeri e banche ucraine - ieri è rimasta a sua volta vittima della cyberguerra del gruppo Anonymous, il collettivo di sabotatori informatici, che ha rivendicato l'attacco contro vari siti ministeriali russi, compreso Cremlino e Difesa, in una giornata in cui sono finiti nel mirino anche l'ente regolatore dei media e alcune tv russe, che hanno finito per trasmettere canzoni ucraine. «Abbiamo mandato offline i siti governativi e girato le informazioni ai cittadini russi in modo che possano essere liberi dalla macchina della censura di Putin», ha rivendicato Anonymous.

    In realtà il dissenso contro l'aggressione all'Ucraina sta crescendo anche in Russia, dove sono finite in manette 3.052 persone per le proteste contro la guerra (467 solo ieri in 34 città). E le critiche rischiano di peggiorare la repressione. La sospensione di Mosca dal Consiglio d'Europa può essere «una buona occasione» per ripristinare la «pena di morte» per «reati particolarmente gravi», minaccia Medvedev. Che sfodera subito il suo alibi: la pena capitale - ricorda - «è attivamente utilizzata negli Usa e in Cina». Ma il monito è per chi oserà sfidare Zar Putin in patria in un momento cruciale per «la grande Russia».

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