Cronaca

Marocco, Rayan come Alfredino: "Ripetuti gli errori fatti a Vermicino"

  • La tragedia del piccolo Rayan, il bimbo di cinque anni caduto in un pozzo in Marocco e morto dopo essere stato portato in superficie dai soccorritori, ha riportato alla mente Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano a Vermicino, alle porte di Roma. "Abbiamo rivisto le stesse scene di 40 anni fa. Gli errori commessi durante le fasi concitate del soccorso ad Alfredino li abbiamo rivisti per il piccolo Rayan", dice all'Agi Daniele Biondo, psicoanalista e fino a poco tempo fa presidente del Centro Alfredo Rampi Onlus. Vediamo di che errori si tratta.

    Biondo spiega che "non è stata recintata l'area intorno al pozzo", di conseguenza i soccorritori hanno lavorato circondati da tante persone "la cui presenza da sola costituisce una pressione psicologica. Avere gli occhi di tanti addosso mentre si lavora e si lotta contro il tempo e condizioni avverse non aiuta".

    In un'intervista al Messaggero, invece, Tullio Bernabei, lo speleologo che per primo si calò nel pozzo artesiano di Vermicino per tentare di salvare Alfredino, dice: "Purtroppo la considerazione è che non sia cambiato nulla, i soccorsi umani non riescono ugualmente a raggiungere questi bambini. In Marocco il tipo di terreno è diverso, il pozzo si trova in montagna, da quello che vedo c'è un versante, e la differenza, da quanto si può capire dalle foto, è che c'è stata la possibilità di scavare ai lati. A Vermicino, la zona era piana e, soprattutto, c'era il peperino, una roccia lavica molto dura. Quindi la trivellazione verticale era lenta. A Vermicino lo scavo è durato meno, solo che, alla quota di collegamento, il bambino non c'era più, Alfredino, 40 anni fa, è scivolato per le vibrazioni. Oggi Ryan non è sopravvissuto perché i soccorsi sono durati troppo". "Sotto terra si va in ipotermia e 5 giorni sono troppi. Nel sottosuolo c'è la temperatura media del luogo, con umidità del 100%. Nell'area in cui è caduto Rayan dovrebbe essere di circa 10 gradi. Non si può resistere", aggiunge Bernabei per poi spiegare che "è stato istituito un gruppo di lavoro (presso la Protezione civile, ndr) per progettare un robot che possa intervenire in questi casi. Un prototipo italiano, da realizzare assemblando la tecnologia esistente".

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