Marco Cestaro è stato vittima di un pestaggio di un branco di balordi o voleva togliersi la vita? I genitori del ragazzo, che a gennaio del 2017, venne trovato agonizzante sui binari vicino alla stazione di Lancenigo, provincia di Treviso, e morì 4 giorni dopo, chiedono verità e giustizia. La vicenda è complessa, a partire dalla presunta omissione di soccorso del personale ferroviario, che non prestò assistenza al ragazzo in attesa dei soccorsi, scrive Il Gazzettino.
La Procura di Treviso ha citato in giudizio, la capotreno Maria Rosaria Castignola di 41 anni, per l’ipotesi di reato di omissione di soccorso, perché «ometteva di accertarsi delle reali condizioni di Marco, che era ancora in vita, e di prestargli l’assistenza attendendo l’arrivo dei soccorsi, così determinando un ritardo nell’intervento di soccorso di circa 40 minuti», la motivazione espressa dagli inquirenti.
Ma l'udienza, fissata tra due anni, rischia di far passare in prescrizione il reato, ragion per cui i genitori di Marco, chiedono di anticiparla, almeno per giungere ad un pronunciamento di primo grado. «Mi sento presa in giro, trovo tutto assurdo e sono molto delusa dalla giustizia», le parole amare di Anna Cattarin, la madre della vittima.
Il ragazzo, secondo le ipotesi della madre, non tentò di uccidersi, ma fu pestato da un gruppo di sconosciuti e lasciato morire sui binari, così le indagini viaggiano in parallelo: omissione di soccorso in seguito al suicidio ed omicidio a carico di ignoti, perché le ferite riportate sul suo corpo non erano compatibili con quelle provocate dall'investimento del treno ed il colpo fatale, sarebbe stato provocato da un mezzo tagliente seghettato sul lato destro del collo: un coltello o qualcosa di simile.