Cronaca

Madre dona un rene al figlio e gli salva la vita

Ha smesso con le sigarette dopo 40 anni in cui aveva fumato due pacchetti al giorno e ha perso tra i 15 e i 20 kg di peso solo per uno scopo: donare il rene a suo figlio e salvargli la vita. Accade a Milano dove madre e figlio cinquantenne - residenti però in un'altra regione - sono i protagonisti di una storia commovente: la donna, nel giorno del suo compleanno, è entrata al Policlinico di Milano insieme a suo figlio per donargli un rene e restituirgli una nuova vita. Una storia con cui l'ospedale arriva a quota 500 donazioni di rene da vivente.

I due vengono da un'altra regione, dove il figlio era in cura per una grave insufficienza renale sviluppata solo pochi anni prima. Ha poco meno di 50 anni e non era in dialisi, anche se sarebbe diventata indispensabile di lì a poco. L'unica strada era il trapianto di rene, ma la lista d'attesa da donatore deceduto era lunga. Così scoprono la possibilità della donazione da vivente. La madre risulta compatibile e in buona salute, quindi decisione è stata immediata.

«Entrambi - racconta Ferraresso - hanno dovuto perdere tra i 15 e i 20 kg di peso, mentre la mamma donatrice ha smesso di fumare dopo 40 anni i suoi due pacchetti di sigarette giornalieri». Oggi, riferisce l'ospedale, madre e figlio sono tornati a casa, stanno entrambi bene e il pericolo della dialisi è ormai un ricordo. Il direttore generale Ezio Belleri ricorda che il primo trapianto di rene al Policlinico di Milano «è del 1969 e da allora i nostri chirurghi ne hanno fatti quasi 3.700, di cui 460 su pazienti pediatrici. Il primo intervento con un donatore vivente è del 1970 e oggi arriviamo a contarne ben 500, di cui 62 a favore di bambini con gravi patologie renali.

Tra questi gesti di generosità e altruismo ce ne sono due che spiccano in particolare, due donazioni 'samaritane', in cui il donatore ha voluto dedicare uno dei propri reni a un paziente che non conosceva. Il paziente più giovane che abbiamo trapiantato aveva solo 1 anno, il più anziano 83; questo, credo, rende bene l'idea di cosa significhi lavorare ogni giorno per prendersi cura di tutti, in ogni età della vita».