Una teoria che fino a poco tempo fa sembrava pura fantascienza, oggi viene presa in considerazione persino dai più alti livelli militari. La possibilità che la NATO possa essere messa in difficoltà in caso di un conflitto di grandi proporzioni è stata sollevata da Richard Shirreff, ex vice comandante supremo alleato in Europa. Un generale britannico molto familiare con le dinamiche dell’Alleanza che ha voluto mettere in guardia i governi europei.
Shirreff ha sottolineato che la Russia dispone già di una forza bellica capace di agire con sorprendente velocità, risultato dell’esperienza acquisita durante i tre anni di conflitto in Ucraina. Con un possibile supporto dalla Cina, Mosca potrebbe radunare le sue forze e lanciare un attacco così potente da sopraffare l’Europa orientale in soli cinque giorni. Questo lasso di tempo è troppo breve perché la NATO possa organizzare una risposta adeguata e mobilitare truppe sufficienti a fermare l'offensiva.
"Il 3 novembre la Russia invaderà l'Europa scatenando la terza guerra mondiale": l’avvertimento dell'ex comandante della NATO
Il problema principale non è quindi la potenza complessiva dell’Alleanza, ma la velocità delle reazioni. L’analisi del generale indica che mentre Mosca sarebbe pronta ad agire immediatamente, l’Occidente rimarrebbe bloccato dalla burocrazia e dalla logistica necessaria a mobilitare le risorse umane e materiali. Questo squilibrio, nel cosiddetto "giorno zero", potrebbe fare la differenza tra resistere o crollare. "Il 3 novembre la Russia invaderà l'Europa e ci sarà la terza guerra mondiale" è l'allerta lanciata dal comandante.
Recentemente un attacco informatico ha causato gravi problemi agli aeroporti europei, rallentando voli e controlli di sicurezza. Questo episodio, sebbene non sia stato un atto di guerra dichiarato, ha dimostrato le vulnerabilità che possono essere sfruttate dalle forze che intendono destabilizzare l'Occidente.
Altro caso recente è stato l'incidente che ha visto tre caccia MiG-31 russi violare lo spazio aereo dell'Unione Europea. L'allarme è stato raccolto da due F-35 italiani, decollati dalla base estone di Ämari, che sono riusciti a intercettare i jet russi. Questo evento, sebbene negato dal Cremlino, ha evidenziato la fragile sicurezza dei confini orientali e quanto rapidamente le tensioni possano evolversi in uno scontro diretto.
La situazione ha messo in luce anche il ruolo fondamentale dell’Italia, che spesso viene percepita come marginale nelle strategie NATO. Al contrario, l'Italia rappresenta un pilastro chiave nella protezione del confine orientale dell'Europa. I nostri piloti hanno dimostrato di avere non solo prontezza operativa ma anche la capacità di operare come linea difensiva avanzata.
Il messaggio che emerge è allarmante: oggi la distanza tra pace e guerra è misurabile non più in mesi o settimane, ma in minuti. Una decisione presa in un quartier generale, un cyberattacco riuscito o una violazione dello spazio aereo può scatenare una serie di eventi potenzialmente irreversibili. Per questo, l'allerta di Shirreff deve essere presa molto seriamente come un monito urgente: l'Europa non può permettersi di essere impreparata.