“Abbiamo fatto di tutto e di più, ma la malattia è stata inesorabile. È rimasto in terapia intensiva 22 giorni”. I medici del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Borgo Trento, a Verona, hanno parlato del no vax Maurizio Buratti, noto al pubblico come “Mauro da Mantova” nel programma radiofonico “La zanzara”, morto il 27 dicembre scorso per Covid.
Come riporta il Corriere del Veneto, secondo uno dei primi medici che l’ha preso in cura, l’apparato respiratorio del paziente appariva “bianco” a una delle prime radiografie, segno di una infezione in fase avanzata.
Abbiamo fatto tutto il possibile, ma il paziente era arrivato nel nostro ospedale già in condizioni disperate. Buratti infatti è arrivato tardi alle cure intensive, sempre per un suo rifiuto. Durante tutto il periodo di degenza l’ospedale è rimasto in contatto con la figlia, un’operazione che fa parte della routine pandemica. La notizia della sua morte è arrivata nel tardo pomeriggio del 27 dicembre. Buratti in passato aveva fatto il carrozziere in provincia di Mantova (risiedeva però a Curtatone), e soprattutto all’inizio del ricovero non è stato un paziente facile con cui avere a che fare.
Una delle infermiere ha raccontato al Corriere: “La spocchia che mostrava in radio è appena il dieci per cento di quella che ha fatto vedere di persona quando è arrivato in Pronto soccorso. Era una persona, e lo abbiamo curato con ogni mezzo. Ma siamo stanchi di essere derisi e insultati da chi deve poi ricorrere a noi quando si trova con l’acqua alla gola”. Nel suo ultimo intervento alla “Zanzara”, Buratti si era vantato di essere andato al supermercato con la mascherina abbassata, “a fare l’untore”, come aveva specificato.
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