A diciassette anni dall'omicidio di Chiara Poggi, l'indagine di Garlasco si arricchisce di nuovi elementi che potrebbero riaprire questioni irrisolte. La procura di Pavia ha rinnovato l'attenzione su un reperto cruciale, una impronta sporca lasciata sullo stipite del portone d'ingresso, che potrebbe appartenere all'assassino.
Identificata come 'traccia 10', questa impronta è stata oggetto di recenti analisi forensi nell'ambito di una nuova inchiesta che coinvolge Andrea Sempio, attualmente indagato. Nonostante i test condotti, i risultati non hanno ancora chiarito la situazione. Il team di periti, sotto la guida del gip Denise Albani e Domenico Marchigiani, ha eseguito analisi per rilevare tracce ematiche senza successo.

La difesa di Alberto Stasi, condannato per il delitto, ha sollecitato ulteriori analisi sulla traccia, proponendo l'uso del test Obti per una maggiore sensibilità nella rilevazione di sangue umano. Hanno anche richiesto che i tamponi utilizzati non vengano scartati, per consentire eventuali controanalisi future.

La prossima udienza fissata per il 4 luglio sarà cruciale, con periti e consulenti che discuteranno i nuovi accertamenti proposti. Nel frattempo, la difesa di Stasi ha chiesto l'accesso completo ai file di tutte le analisi genetiche effettuate fino ad ora.
Gli investigatori hanno anche esaminato i rifiuti domestici raccolti nella casa della vittima, trovando un capello di tre centimetri con bulbo, che potrebbe essere utile per l'identificazione genetica.

Questo capello potrebbe appartenere a Sempio, il cui profilo genetico era stato precedentemente considerato compatibile con quello dell'"Ignoto 1", trovato sotto le unghie della vittima. Ulteriori analisi del DNA potrebbero fornire nuove piste investigativa.
Contrastando con i capelli biondi trovati sulla scena del crimine, quest'ultimo ritrovamento potrebbe portare a nuove direzioni nell'indagine, che continua a dividere l'opinione pubblica e la giurisprudenza.
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