Non è un eremita, non cerca solitudine come un frate da “ora et labora”. Ha solo fatto una scelta di vita molto forte, molto radicale, dove vuole dimostrare che si può stare bene con sé stessi e con gli altri non sprecando nulla. E, come dice presentandosi, “diventando una persona felice grazie alla rinuncia di tutto ciò che non è essenziale”.
Gabriele Ghio, 41 anni, vive da quattro anni su un albero di ciliegio, un legno molto resistente, in un bosco del Nord Italia. La sua storia, scovata dal giornalista Paolo Rodari del quotidiano La Repubblica, è diventata un’autobiografia (La mia casa sul ciliegio. Lasciare la città, vivere in un bosco ed essere felici. Edizioni TS) e si inquadra in una tendenza molto forte all’estero, definita sotto il titolo Tree House Living. La vita sugli alberi, appunto, come quella di Gabriele.
Costruire una casa sugli alberi non è difficile, e anche vivere in un alloggio così singolare è una scelta alla quale ci si abitua con una certa velocità. Come è nata la decisione di Gabriele? Lui è un istruttore di guida e dopo un grave incidente automobilistico ha avuto una forma di depressione dalla quale non sembrava facile uscirne con scelte una ordinaria amministrazione. Serviva una svolta. E con il suggerimento di un amico arrivò all’improvviso: vivere in una casetta, su un albero.
COME SI VIVE SU UN ALBERO
La vita di Gabriele nella sua casetta sul ciliegio, dopo una settimana di esperimento, è diventata assolutamente normale. Esce per andare a fare la spesa ed a lavorare tutti i giorni, regolarmente. Anche la sera è spesso fuori con gli amici. Quello che cambia è l’essenzialità delle sue abitudini. I vestiti sono soltanto quelli che servono. Il cibo si compra in paese, ma non essendoci un frigorifero, si mangia sempre fresco e la spesa si va a fare ogni due giorni, al massimo. Gabriele si lava all’aperto, si è costruito una doccia con una piccola cisterna. Nell’introduzione del suo libro, commentando la scelta di abitare una casetta su un ciliegio, Gabriele scrive: “Siamo tutti presi dalle corse frenetiche di questa vita. Se solo rallentassimo, ci renderemmo conto che le cose di cui abbiamo davvero bisogno sono poche. Io non so se ho trovato una giusta direzione, non so in che cosa si tradurrà in futuro questo mio vivere solitario, ma la sensazione di avere interpretato un desiderio mi rafforza. I sogni vanno realizzati”.