“Dare i dati permette di fare valutazioni”, ma i dati del bollettino Covid “vanno illustrati e messi in modo tale che la gente capisca di cosa parliamo. E non vedo perché non possiamo dare questi dati quotidianamente. Poi possiamo fare anche un riassunto settimanale, perché è certo che è molto più importante capire quello che succede nella settimana piuttosto che giorno per giorno. Ma non bisogna dare l’impressione che si nasconde qualcosa. Se non diamo più i dati si crea sfiducia”.
Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, è in linea con quello che al momento sembra essere l’orientamento prevalente, cioè mantenere il ritmo quotidiano del bollettino Covid. “Io credo che sia necessario dare tutti i dati, perché il pubblico ha il diritto di sapere come stanno le cose - dice all’Adnkronos Salute - Bisogna però spiegare cosa vogliono dire questi dati, spiegare che dipendono dal numero di tamponi che si fanno, che dipendono da tanti fattori”.
Quanto al nodo asintomatici, “semmai si può dire che c’è un certo numero di contagiati di cui una quota senza sintomi. Così le persone capiscono dove stanno i problemi. Poi bisogna enfatizzare i dati che riguardano le terapie intensive e la mortalità, perché sono questi i dati importanti”.
“Se si riesce a differenziare i ricoveri, bene: in quel caso - propone l’esperto - si può dire quale percentuale rappresenta gli ammalati che hanno altri fattori di rischio. Sono tutti dati esistenti, li dobbiamo dare e li dobbiamo spiegare. Io ritengo si debbano contare gli asintomatici fra i casi, ma dando tutto il dettaglio che possiamo.
Non dobbiamo creare né allarmismi inutili, ma neanche ottimismo quando non c’è ragione per essere ottimisti”. “Trattare Covid come influenza? Io penso che non sia un atteggiamento giusto. Già abbiamo tanta gente che gira senza mascherina, ci sono assembramenti inutili per partite di calcio e tante altre cose”. Per Garattini adottare una linea simile, come pianificano di fare alcuni Paesi, sarebbe prematuro.
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