Tra le fila dei fedelissimi di Vladimir Putin si starebbe respirando un clima teso. Molti di loro, tenuti all'oscuro dell'attacco in Ucraina e sottoposti dall'Occidente a sanzioni sempre più pesanti, avrebbero ormai perso la pazienza. Un quarto dei funzionari che occupano posizioni di vertice vorrebbe addirittura dimettersi per protesta.
È difficile capire che cosa sta realmente accadendo nel cuore del potere russo. Secondo quanto riportato da Repubblica, i corridoi del Cremlino sarebbero scossi da un malumore generale. E non solo per un'operazione militare decisa da Putin e, probabilmente, condivisa con pochi intimi. Ma anche (e soprattutto) per il contraccolpo economico derivante dal progressivo isolamento della Russia dal blocco economico occidentale. Fonti russe sostengono che perfino gli uomini più vicini a Putin non sarebbero stati informati in merito all'operazione in Ucraina, e che quindi si sentirebbero ingannati dal presidente.
Gli oligarchi e i manager russi, conosciuti all'estero per le loro ricchezze, osservano adesso i loro imperi evaporare come neve al sole. Si dice inoltre che molti uomini del potere vorrebbero battere i pugni sul tavolo e andarsene per protesta. Non possono tuttavia fare niente del genere, a meno di non fare i conti con una pesante accusa di tradimento. "Puoi dimetterti solo per andare in galera. Dimettersi adesso verrebbe visto come un tentativo di fuga", ha spiegato al sito Agentsvo una fonte anonima.
A quanto pare, pochissimi erano a conoscenza della volontà di Putin di muovere le sue pedine sulla scacchiera ucraina; tra questi il ministro della Difesa, Serghej Shojgu, il capo di Stato Maggiore delle forze armate, Valerij Gerasimov, e i leader del controspionaggio. E pensare che il premier Mikhail Mishustin e il suo vice, Andrej Belousov, avevano trascorso le ultime settimane ad incontrare la governatrice della Banca di Russia, Elvira Nabiullina. Il motivo? Preparare la Russia a eventuali sanzioni che l'Occidente avrebbe recapitato a Mosca per aver riconosciuto le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk. Nessuno,infatti, si aspettava un attacco su larga scala. Tanto che, secondo Julija Latynina, ex commentatrice di Novaja Gazeta, la stessa Nabiullina, sentendosi tradita, avrebbe cercato di dimettersi – invano - due volte.
Putin non avrebbe informato dell'invasione in Ucraina neppure gli analisti dell'Fsb, ovvero i servizi segreti russi; figurarsi se altri uomini di spicco, appartenenti al mondo della finanza e dell'economia russa, potevano aspettarsi qualcosa di simile. Eppure gli sfoghi di queste persone iniziano ad accumularsi. Emblematico il commento raccolto dal sito Meduza: "Prima chiunque poteva dimostrare le sue qualità dentro e fuori il Paese. German Gref era orgoglioso di Sberbank. Il sindaco Serghej Sobjanin aveva reso Mosca una capitale mondiale. Ora nessuno è più in grado di conseguire successi nel Paese. E all'estero è fuori questione. Non importa quel che faremo, sarà sempre peggio".
Al Cremlino, dunque, tirerebbe un'aria pesantissima. "Ci sarà un golpe dall'alto molto veloce, come la rimozione di Krusciov nel 1964, la morte dello zar Paolo I nella notte tra l'11 e il 12 marzo o la strana morte di Stalin nel marzo 1953", ha ipotizzato lo storico Andrej Zubov. Nel frattempo l'operazione militare in Ucraina va avanti.
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