Cronaca

Carcere per chi parla di guerra, così Putin nega la verità ai russi

A una a una, le voci si spengono. La radio Eco di Mosca, nata nel 1990 sull’onda della perestrojka. Il canale tv Dozhd, divenuto famoso nella stagione delle proteste contro Vladimir Putin iniziata nel 2011. Memorial, la più antica organizzazione russa a difesa dei diritti umani di cui a dicembre è stata ordinata la chiusura e che ieri si è vista arrivare la polizia nelle sedi di Mosca.

l giro di vite contro l’opposizione politica e contro la libera stampa in Russia non è notizia di questi giorni: ma la legge approvata venerdì 4 marzo dalla Duma e in serata firmata dal presidente Vladimir Putin azzera ogni possibilità di informare la popolazione su quanto sta avvenendo in Ucraina. Dove la guerra è «un’operazione militare speciale», i leader ucraini e il loro esercito «neonazisti» che per otto anni hanno sottoposto a «genocidio» la popolazione russofona del Donbass. Costringendo Mosca a intervenire per proteggerli.

Una verità di Stato che nega ai russi le immagini dei quartieri residenziali rasi al suolo a Kharkiv, il dramma dei profughi, il terrore dei bambini, i corpi smembrati dei soldati russi ai piedi di carri armati bruciati. Non vedranno, non sapranno. «È venuta l’ora di stringersi attorno a Putin», ha detto il portavoce del presidente, Dmitrij Peskov.

Chi non lo farà, chi diffonderà notizie false sulla guerra che non c’è, ora rischia fino a 15 anni di carcere. La legge approvata contiene emendamenti al Codice penale: tra questi, sono anche previste multe per chi invoca sanzioni contro la madrepatria, e via via pene sempre più severe per chi getta il discredito sulle forze armate o chiama le persone a manifestare.