70enne violenta la figlia disabile: cosa le faceva Cronaca

70enne violenta la figlia disabile: cosa le faceva

Nel silenzio della vita quotidiana, lontano da occhi indiscreti, si è svolto un episodio drammatico all'interno di una casa che avrebbe dovuto essere un rifugio sicuro. In questo ambiente domestico, una donna di trent'anni, gravemente disabile, viveva con sua madre e il compagno settantenne di quest'ultima.

La dinamica familiare travolta da ombre inquietanti

Dall'esterno, la situazione sembrava una normale convivenza familiare; tuttavia, era segretamente segnata da un'oscura realtà. Tra il 2019 e il 2020, la falsa armonia fu squarciata da continui episodi di violenza a sfondo sessuale, svoltisi in un clima di totale vulnerabilità. Sorprendentemente, la madre della ragazza non solo non interveniva, ma era accusata di aggravare la situazione con il suo comportamento.

Questo lungo periodo di silenzio ha permesso che questo incubo prendesse radici profonde, fino a quando l'intervento di una persona esterna non ha messo in luce la situazione, raccogliendo le confidenze della donna disabile.

L'attesa per un cambiamento si è conclusa con l'entrata in scena di una figura istituzionale che ha trasformato il tormento nascosto in un caso giudiziario. Ma quali sono stati gli sviluppi di questa inquietante vicenda domestica?

I dettagli del caso sono stati straordinariamente particolari e scioccanti, rivelando una gravità insospettabile che ha sorpreso tutti.

Il verdetto giudiziario porta giustizia?

In tribunale, il settantenne è stato riconosciuto colpevole di abusi e maltrattamenti familiari, ricevendo una condanna di nove anni di reclusione. Anche la madre della vittima è stata condannata a quattro anni per maltrattamenti in famiglia.

La gravità delle accuse è emersa chiaramente durante il 2022, dopo una denuncia dell'amministratore di sostegno, incaricato di assistere la trentenne, ritenuta incapace di autogestione. L'intervento di quest'ultimo è stato decisivo: dopo una segnalazione, la giovane donna ha potuto testimoniare in audizioni protette, confermando i dettagli dei soprusi subiti. Infine, i condannati sono stati anche obbligati al risarcimento del danno.

Durante il processo, l'imputato ha cercato di difendersi, negando le accuse e affermando che la denuncia era stata inoltrata per motivi economici legati alla proprietà dell'appartamento in cui vivevano. Nel medesimo appartamento vive anche l'ex fidanzata del fratellastro che ha deciso di prendersi cura della disabile. La difesa ha tentato senza successo di dimostrare che le accuse erano infondate, ma i fatti hanno dimostrato il contrario.

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